una pietra, un nome, una storia
Le Pietre d’Inciampo restituiscono alle vittime la loro storia personale, ridanno un nome (e alle volte anche un volto) a chi ne fu privato dalla volontà ideologica nazista di cancellare definitivamente ogni possibile traccia di una vita umana. Le Pietre ricostruiscono, al tempo stesso, la storia delle città secondo i diversi luoghi da cui furono costretti ad allontanarsi o in cui vennero arrestati i deportati nei Lager nazisti. Per Venezia le vittime sono gli ebrei (centottanta Pietre dedicate), i resistenti e gli oppositori politici (dieci Pietre dedicate), i militari catturati dopo l’8 settembre 1943 che non aderirono al Terzo Reich e alla Repubblica sociale italiana (sette Pietre dedicate).
Come ricorda lo stesso Demnig: “sono sempre inorridito ogni volta che incido i nomi, lettera dopo lettera. Ma questo fa parte del progetto, perché così ricordo a me stesso che dietro quel nome c’è un singolo individuo. Si parla di bambini, di uomini, di donne che erano vicini di casa, compagni di scuola, amici e colleghi. E ogni nome evoca per me un’immagine. Vado nel luogo, nella strada, davanti alla casa dove la persona viveva. L’installazione di ogni Stolpersteine è un processo doloroso ma anche positivo perché rappresenta un ritorno a casa, almeno della memoria di qualcuno”.
una pietra, un nome, una storia
I profili biografici, corredati da immagini, documenti, bibliografia, sitografia, sono consultabili anche nella mappa interattiva.
Achille Aboaf
Achille Aboaf (Venezia, 22 giugno 1891) figlio di Giacomo Aboaf e Augusta Pighin, coniugato con Rosa Lucia Mogno. Dopo l’8 settembre 1943 si nascose a Treviso. Ammalato di ulcera volle tornare a Venezia dove venne arrestato il 20 agosto 1944, probabilmente su delazione, assieme al figlio Gino. Trasferito alla Risiera di San Sabba a Trieste il 2 settembre 1944, con il convoglio n. 37T, fu poi deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e, da fine novembre 1944, in quello di Buchenwald dove morì il 30 aprile 1945.
La Pietra si trova al civico n. 1444 del sestiere di Cannaregio.
Ida Aboaf
Ida Aboaf, figlia di Angelo Aboaf e Filomena Pecorini, nacque a Venezia il 19 luglio 1901, coniugata con Gilmo Perlmutter. Fu arrestata, assieme ai figli Achille e Bruno, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani; fu trasferita prima al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944 deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota.
Il marito Gilmo venne arrestato a Luino (Varese) e deportato ad Auschwitz, come i suoi due figli, nessuno sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 3958 del sestiere di Cannaregio.
Regina Abolaffio
Regina Abolaffio (Venezia, 30 luglio 1870), figlia di Mosè Abolaffio e Letizia Ravà venne arrestata il 17 agosto 1944, assieme ad altri venti anziani ospiti della Casa di riposo israelitica; trasferita alla Risiera di San Sabba, il 2 settembre 1944 fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 7 settembre 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Ida Ancona
Ida Ancona, figlia di Angelo Ancona e Fortunata Sacerdoti è nata a Venezia il 30 agosto 1871. Arrestata a Venezia presso la Casa Israelitica di riposo, assieme ad altri venti anziani ospiti, venne trasferita alla Risiera di San Sabba, il 2 settembre 1944 fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 7 settembre 1944. La sorella Ada era stata deportata ed assassinata ad Auschwitz nel febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Gildo barbon
Gildo Barbon, figlio di Pietro e Regina Pellizzer, è nato a Venezia il 30 marzo 1910. Di professione cameriere da giovanissimo si avvicinò e aderì al Partito comunista clandestino, in particolare alla cellula di Castello sotto la guida di Michele Bacci e Aurelio Fontana, diventando un fervente attivista. La sua militanza politica non era nota agli organi di Pubblica Sicurezza anche in virtù dell’iscrizione all’Avanguardia giovanile fascista (confluita nel 1926 nell’Opera nazionale balilla) che riuscì ad eludere ogni sospetto sul suo conto.
Il 27 novembre 1927, assieme ad altri compagni, venne comunque arrestato e deferito al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato con l’imputazione di “avere in Venezia, nel 1927, fatto propaganda delle dottrine, dei programmi e dei metodi di azione del disciolto Partito Comunista ed altresì perché appartenente fino alla data dell’arresto al detto Partito”. Il 5 febbraio 1929 il Tribunale Speciale lo condannò a cinque anni di reclusione e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici, in ragione della minor età all’epoca dei fatti contestati la pena venne ridotta a tre anni e nove mesi di reclusione con l’interdizione ai pubblici uffici per ugual tempo. Gildo Barbon si rifiutò di associarsi a una istanza di grazia per il residuo della pena inoltrata dalla madre il 30 settembre 1929, anche l’Autorità di Pubblica Sicurezza e i Reali Carabinieri avevano espresso parere contrario alla richiesta. Detenuto dal 28 novembre 1927 nella casa penale di Procida venne scarcerato per fine pena il 24 agosto 1931.
Nonostante la sentenza stabilisse una vigilanza per tre anni, ancora nel luglio 1940 il Prefetto di Venezia comunicava al Ministero dell’Interno che Barbon dimorava a Venezia e, pur tenendo buona condotta, non si riteneva di radiarlo dallo “schedario dei sovversivi” continuando a mantenere una sua vigilanza.
Non abbiamo notizie sul periodo successivo se non che si era sposato con Giovanna Casimiro e aveva avuto un figlio, risiedendo a Venezia in Calle del Campaniel al civico 1759 del sestiere di San Polo. Probabilmente dopo l’8 settembre 1943 riprese i contatti con il movimento antifascista, in un documento del novembre 1946 la madre affermava che nel 1944 “fece parte attiva nella brigata Italia Libera” e che fu arrestato dalle SS tedesche. Dopo l’arresto – di cui si ignorano luogo e data – venne internato nel campo di concentramento e transito di Bolzano (Polizei – und Durchgangslager Bozen).
Su disposizione della Sipo (Sicherheitspolizei – Polizia di Sicurezza) di Verona l’8 gennaio 1945, con il trasporto n° 115, fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. All’arrivo, l’11 gennaio 1945, gli venne assegnato il numero di matricola 115361 e classificato come detenuto per motivi precauzionali (SCH – Schutzhäftlinge). Mestiere dichiarato all’atto dell’immatricolazione: albergatore (in un altro documento viene indicato come ex direttore dell’Albergo Meridiano). Il 21 febbraio 1945 venne trasferito a Sankt Aegyd (un campo satellite dipendente da Mauthausen) e rientrò a Mauthausen il 4 aprile 1945. Il campo venne liberato dai soldati dell’esercito statunitense il 5 maggio 1945, ma Gildo Barbon non riuscirà a sopravvivere: morirà il 12 maggio 1945. Venne sepolto nel Cimitero militare italiano di Mauthausen, alla posizione tombale fila 14, croce 13, tomba 1139.
La Pietra si trova al civico n. 1759 del sestiere di San Polo.
Edgardo Bassani
La famiglia Bassani – Edgardo (Ferrara, 27 novembre 1893), Nives Servadio (Ferrara, 16 febbraio 1899), Franco (Venezia, 18 settembre 1923) e Tina (Venezia, 3 giugno 1929) – vennero arrestati il 1° dicembre a Como alla frontiera Italo-svizzera alla ricerca di un rifugio sicuro; vennero tutti incarcerati prima a Como e poi a Modena, trasferiti nel campo di Fossoli furono deportati ad Auschwitz con il convoglio del 22 febbraio 1944. Nessuno fece ritorno. La Pietra è collocata nella loro ultima residenza nota, i nomi della famiglia sono anche riportati nella targa dedicata ai lidensi caduti dal 1940 al 1945 apposta su un cippo davanti al Tempio Votivo.
La Pietra si trova in Via Orso Partecipazio 4 al Lido di Venezia.
Tina Bassani
La famiglia Bassani – Edgardo (Ferrara, 27 novembre 1893), Nives Servadio (Ferrara, 16 febbraio 1899), Franco (Venezia, 18 settembre 1923) e Tina (Venezia, 3 giugno 1929) – vennero arrestati il 1° dicembre a Como alla frontiera Italo-svizzera alla ricerca di un rifugio sicuro; vennero tutti incarcerati prima a Como e poi a Modena, trasferiti nel campo di Fossoli furono deportati ad Auschwitz con il convoglio del 22 febbraio 1944. Nessuno fece ritorno. La Pietra è collocata nella loro ultima residenza nota, i nomi della famiglia sono anche riportati nella targa dedicata ai lidensi caduti dal 1940 al 1945 apposta su un cippo davanti al Tempio Votivo.
La Pietra si trova in Via Orso Partecipazio 4 al Lido di Venezia.
Arrigo Bernau
Arrigo Bernau nasce a Venezia nel 1886 da famiglia ebraica, avvocato e penalista, aderisce al Partito socialista e nel 1914 viene eletto consigliere comunale (poco dopo siederà, sempre per il Psi, anche in Consiglio provinciale); partecipa quindi attivamente alla sfortunata campagna dei socialisti contro l’intervento dell’Italia nella Grande guerra. Nel dopoguerra è, con Igino Borin, il leader della corrente comunista veneziana e quindi, dopo la scissione di Livorno del gennaio 1921, del neonato Partito comunista in città; costituisce il gruppo comunista in Consiglio comunale, di cui è peraltro l’unico componente, e nel successivo maggio viene anche candidato – senza fortuna – alle elezioni politiche. Un mese più tardi è vittima di un sequestrato da parte delle camicie nere: portato nella sede del fascio, è costretto con la forza a firmare un’abiura delle proprie idee politiche; la sua posizione di spicco tra i comunisti veneziani della prima ora ne fa evidentemente un obiettivo dello squadrismo fascista.
Dopo la salita al potere di Mussolini viene arrestato, come molti compagni, nell’ambito della «grande battuta anticomunista» del febbraio 1923, con l’accusa di «avere in Venezia ed altrove concertata una insurrezione delle masse» allo scopo di «mutare violentemente la attuale costituzione dello Stato e la forma del Governo». Assolto, si allontana da Venezia, probabilmente alla volta di Trieste, dove collabora con il quotidiano comunista “Il Lavoratore”; forse interrompe i contatti con i compagni veneziani, tanto che di lui si perdono le tracce, almeno nelle fonti attualmente disponibili.
Lo ritroviamo vent’anni dopo nelle circostanze più drammatiche: nel dicembre 1943 viene arrestato a Villa Santina, in Carnia, deportato nel campo di Fossoli e quindi ad Auschwitz, da dove non farà ritorno.
La Pietra ricorda la sua ultima abitazione veneziana, al civico n. 1979 del sestiere di San Marco.
Regina Brandes
Regina Brandes, figlia di Riccardo e Chiara Bassani, coniugata con Alfio Toso, è nata a Venezia il 1° settembre 1909. Venne arrestata dalla Gestapo nella sua abitazione il 13 ottobre 1944 e portata in Questura a San Lorenzo, dove passò la notte. Il giorno successivo fu trasferita al carcere di Santa Maria Maggiore ma, riconosciuta malata di tubercolosi, venne ricoverata nella Sala custodia dell’Ospedale Civile, dopo 18 giorni fu trasferita al tubercolosario di Sacca Sessola, in cui non venne accettata, e successivamente all’Ospedale delle malattie infettive dell’isola delle Grazie, dove rimase tre giorni. Tornata all’Ospedale Civile vi restò per un mese. In seguito venne nuovamente trasferita in carcere, da cui fu prelevata, assieme ad altri 12 detenuti, il 21 dicembre 1944 per essere portata alla Risiera di San Sabba e da lì deportata a Ravensbrück con il numero 97470, l’11 gennaio 1945 con il convoglio 42T, dove incontrò la concittadina Rita Ancona. Fu tra i pochissimi sopravvissuti a ritornare a Venezia, non prima del 25 novembre 1945, data in cui ancora i familiari chiedevano notizie sul suo destino. Nel dopoguerra aprì un negozio di calze in Calle dei Fuseri. Nel 1968, ai sensi della legge 604/1963, le venne riconosciuto un indennizzo in quanto cittadina italiana colpita dalle persecuzioni nazionalsocialiste, nel 1981, in base alla legge 791/1980 (la cosiddetta “Legge Terracini”) le fu assegnato un vitalizio. È morta a Venezia il 15 novembre 1991.
La Pietra di trova al civico n. 4238 del sestiere di Castello.
Emma Geltrude Calimani
Emma Geltrude Calimani (Venezia, 18 luglio 1875), figlia di Giacomo Calimani e Virginia Olper; venne arrestata durante la prima grande retata degli ebrei veneziani nella notte del 5/6 dicembre 1943; deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, con il convoglio del 22 febbraio 1944 partito da Fossoli, venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1731 del sestiere di San Marco.
Susanna Calimani
Susanna Calimani (Venezia, 1° agosto 1883), figlia di Leone Calimani e Emilia De Leon, coniugata con Emilio Nacamulli venne arrestata il 5 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita nel campo di Fossoli nel febbraio 1944 venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1150 del sestiere di Cannaregio.
Carlotta Cantoni
Carlotta Cantoni, figlia di Giuseppe Cantoni e Virginia Leoni è nata a Vicenza il 20 dicembre 1883. Vedova di Umberto Silva. Venne arrestata da agenti italiani durante la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 e incarcerata a Santa Maria Maggiore fino al 12 settembre, poi probabilmente venne trasferita alla Casa Israelitica di riposo che funzionava come campo di raccolta. Trasferita nel campo di internamento di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio.
La Pietra si trova al civico n. 2984 del sestiere di Cannaregio.
Gianna Cavalieri Vivante
Gianna Cavalieri (Ferrara, 6 ottobre 1888), figlia di Ercole Cavalieri e Bice Pesaro, vedova di Girolamo Vivante, venne arrestata il 15 febbraio 1944 da agenti italiani. Reclusa nel carcere di S. Maria Maggiore condivise la cella con l’ebrea triestina Letizia Morpurgo che la ricorda come “una mite, dolce creatura che era stata molto malata ed appena dimessa dall’Ospedale”. Improvvisamente, nell’aprile 1944, arrivò l’ordine dei tedeschi di una sua imminente partenza verso il campo di Fossoli; venne quindi escogitato un attacco di appendicite che fu certificato grazie anche alla complicità del medico del carcere, dott. De Rossi, che dispose l’immediato ricovero all’Ospedale Civile. Dal 6 ottobre 1944 venne trasferita nella “sala custodia”, da dove l’11 ottobre, assieme agli altri pazienti ebrei ricoverati, per ordine del famigerato capitano Stangl fu trasferita alla Risiera di S. Sabba e dal 28 novembre 1944 deportata nel campo di Ravensbrück dove venne assassinata in data ignota. La Pietra d’inciampo ricorda la sua ultima abitazione.
La Pietra si trova al civico n. 6039 del sestiere di Castello.
Alba Clerle
I coniugi Alba Clerle (Venezia, 6 settembre 1879) ed Attilio Grassini vennero arrestati assieme a Cesira Clerle, sorella di Alba, nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusi nel carcere di S. Maria Maggiore, furono inviati prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz, dove furono assassinati in data ignota. Le tre Pietre d’Inciampo ricordano la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 1223 del sestiere di Cannaregio.
Alice Coen
Le sorelle Adele e Alice Coen, figlie di Raffaele Coen e Giulia Tolentino, sono nate a Trieste rispettivamente il 4 maggio 1881 e il 1° gennaio 1873. Nubili e casalinghe, entrambe vennero arrestate durante la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 e incarcerate a Santa Maria Maggiore, rilasciate entrambe il 12 dicembre probabilmente furono ristrette nella Casa Israelitica di riposo che funzionava come campo di raccolta per gli ebrei. Da qui, nonostante Adele fosse ultrasettantenne, assieme ad altri settanta correligionari alla fine di dicembre 1943 vennero trasferite nel campo di internamento di Fossoli. Il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, furono deportate nel campo di sterminio di Auschwitz dove vennero assassinate all’arrivo il 26 febbraio.
La Pietra si trova al civico n. 6664/A del sestiere di Castello.
Vittorio Coen Porto
Vittorio Coen Porto, figlio di Mosè Coen Porto e Aristea Colorni è nato in Italia a Venezia il 18 luglio 1866. Di professione avvocato vene radiato dall’Ordine nel 1938 per effetto delle leggi razziali; il suo nome, assieme ad altri 34 avvocati veneziani, è impresso nella targa disvelata l’11 gennaio 2023 alla Cittadella della Giustizia, a Piazzale Roma, su iniziativa del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, per ricordare i colleghi cancellati dall’Albo per effetto delle leggi razziali del 1938. Vittorio venne arrestato, assieme alla sorella Amelia a Venezia durante la prima grande retata degli ebrei veneziani nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1943. Scarcerato per la sua età avanzata, fu nuovamente arrestato il 2 febbraio 1944. Trasferiti entrambi a Fossoli, vennero deportati nel campo di sterminio di Auschwitz dove furono assassinati il 10 aprile 1944. Stessa sorte per il fratello Augusto, a cui è dedicata una Pietra al civico 5117 del sestiere di Castello.
La Pietra si trova al civico n. 2313 del sestiere di San Marco.
Gustavo Corinaldi
Gustavo Corinaldi (Scandiano [Re], 6 marzo 1881), figlio di Benedetto Corinaldi e Rosa Corinaldi. Impiegato presso le Assicurazioni Generali di Venezia in seguito alle leggi razziali del 1938 venne licenziato dal posto di lavoro. “Uomo mite e gentile” – così lo ricorda Giuseppe Turcato – e appassionato bibliofilo venne arrestato durante la prima grande retata degli ebrei veneziani nella notte del 5/6 dicembre 1943; deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, con il convoglio del 22 febbraio 1944 partito da Fossoli, venne assassinato nelle camere a gas all’arrivo il 26 febbraio 1944. Pochi giorni dopo la posa del 22 gennaio 2018 la Pietra è stata sottratta (a tutt’oggi ancora da mani ignote); il 28 gennaio 2019 – in occasione delle nuove pose – è stata ricollocata al posto originario.
La Pietra si trova al civico n. 1771 del sestiere di Cannaregio.
Rosa De Leon
Rosa De Leon (Venezia, 27 settembre 1878), figlia di Leone De Leon e Anna Bassan venne arrestata il 5 dicembre 1943 presso la Casa Israelitica di riposo, dove era ospite, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita nel campo di Fossoli nel febbraio 1944 venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Anche il fratello Davide, pure lui ospitato nella Casa Israelitica di riposo, fu deportato ad Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Giorgia Dina
Giorgia Dina (Venezia, 25 maggio 1933), figlia di Mario Dina e Rosita Corinaldi, venne arrestata nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme al padre e ai suoi tre fratelli; la madre, Rosita Corinaldi, fu arrestata qualche giorno dopo il 14 dicembre 1943, mentre la nonna Elena Fano Corinaldi venne arrestata il 5 giugno 1944. Reclusa nel carcere di S. Maria Maggiore venne trasferita prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Le sette Pietre d’Inciampo ricordano l’abitazione della famiglia Dina, dove, in gran parte, fu catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 5999 del sestiere di Cannaregio.
Mario Dina
Mario Dina (Venezia, 15 marzo 1894), figlio di Leone Dina e Allegra Polacco, venne arrestato nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana; la moglie, Rosita Corinaldi, venne arrestata qualche giorno dopo il 14 dicembre 1943. Recluso nel carcere di S. Maria Maggiore venne trasferito prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove morì in data ignota. Le sette Pietre d’Inciampo ricordano l’abitazione della famiglia Dina, dove, in gran parte, fu catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 3958 del sestiere di Cannaregio.
Clementina Fano
Clementina Fano, figlia di Moisè Fano e Giuditta Fano è nata a Venezia il 13 ottobre 1890. Casalinga venne arrestata tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944 fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata il 28 febbraio 1945.
La Pietra si trova al civico n. 1150 del sestiere di Cannaregio.
Elena Fano Corinaldi
Elena Fano Corinaldi (Venezia, 18 agosto 1868), figlia di Emanuele Fano e Eva Forti e coniugata con Salomone Corinaldi, venne arrestata il 5 giugno 1944 da agenti tedeschi; il genero, la figlia e i suoi quattro nipoti erano già stati arrestati nel dicembre 1943 e deportati ad Auschwitz, da cui nessuno sopravvisse. Reclusa nel carcere di S. Maria Maggiore venne trasferita prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 6 agosto 1944. Le sette Pietre d’Inciampo ricordano l’abitazione della famiglia Dina, al civico n. 5999 del sestiere di Cannaregio, dove, in gran parte, fu catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
Regina Finzi
Regina Finzi, figlia di Michele Finzi e Enrichetta Silva, nacque a Venezia il 29 aprile 1861. Fu arrestata il 17 agosto 1944, assieme ad altri venti anziani ospiti della Casa di riposo israelitica; trasferita alla Risiera di San Sabba, il 2 settembre 1944 fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 7 settembre 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2974 del sestiere di Cannaregio.
Anna Forti
Anna Forti, figlia di Felice Forti e Regina Basevi, nacque a Venezia il 20 agosto 1865. Fu arrestata il 17 agosto 1944, assieme al fratello e ad altri diciannove anziani ospiti della Casa di riposo israelitica; trasferita alla Risiera di San Sabba, il 2 settembre 1944 fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata il 7 settembre 1944.
La Pietra di trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Eugenia Franco Pitteri
Eugenia Franco (Venezia, 18 agosto 1882), figlia di Rosa Franco, casalinga e vedova di Luigi Pitteri, venne arrestata tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani e incarcerata a Santa Maria Maggiore, venne rilasciata il 14 dicembre 1943 e trasferita alla Casa Israelitica di riposo adibita a centro raccolta per gli ebrei. Trasferita nel campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1180 del sestiere di Cannaregio.
Attilio Grassini
I coniugi Alba Clerle ed Attilio Grassini (Venezia, 30 luglio 1879) vennero arrestati assieme a Cesira Clerle, sorella di Alba, nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusi nel Carcere di S. Maria Maggiore, furono inviati prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz, da dove nessuno fece ritorno. Le tre Pietre d’Inciampo ricordano la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 1223 del sestiere di Cannaregio.
Raffaele Grassini
Raffaele Grassini, figlio di Attilio Grassini e Alba Clerle nacque a Venezia il 22 agosto 1906, coniugato con Lina Nacamulli. Fu arrestato, assieme alla moglie e ai figli Angelo e Mirna, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Venne incarcerato a Santa Maria Maggiore e il 13 dicembre 1943 trasferito al centro di detenzione temporaneo per ebrei presso il Convitto nazionale “Marco Foscarini”, questo il ricordo di Loris Volpato, amico del figlio Angelo:
“Un giorno mia madre e mia zia Mary decisero di andare a trovarli e portarono anche me e mia sorella. Andammo al Foscarini, la grande sala era piena di gente, una visione che non dimenticherò mai. I volti delle persone fermate erano tesi; quelli dei grandi esprimevano preoccupazione e paura, i bambini erano stanchi e in lacrime. Intanto mia madre aveva trovato i nostri amici; fu allora che un questurino le diede un consiglio: “Quando andrà via porti anche i piccoli della signora”. Purtroppo la mamma non accettò di separarsene: “Io non ho fatto nulla di male, perché dovrei privarmene?”.
Successivamente Raffaele Grassini fu trasferito prima al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportato ad Auschwitz dove morì il 24 febbraio 1945, un mese dopo la liberazione del campo.
La moglie e i suoi due figli vennero deportati anch’essi ad Auschwitz, nessuno sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 2607/B del sestiere di Cannaregio.
Anna Jarach Cesana
Anna Jarach (Venezia, 28 gennaio 1881), figlia di Aronne Jarach e Evina Grego e coniugata con Umberto Cesana, fu arrestata a Venezia il 6 ottobre 1944. Detenuta all’Ospedale Civile venne successivamente trasferita al campo di S. Sabba a Trieste, il 18 ottobre 1944 fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz ed uccisa all’arrivo. La Pietra d’Inciampo ricorda la sua ultima abitazione prima del ricovero ospedaliero.
La Pietra si trova al civico n. 1543 del sestiere di Cannaregio.
Jole Jesurum
Jole Jesurum (Venezia, 15 agosto 1926), figlia di Arrigo Giuseppe Jesurum e Elvira Starita, venne arrestata a Pianiga (Venezia) il 7 novembre 1944 assieme alla sorella Marisa e al padre Arrigo. Trasferita alla Risiera di San Sabba il 28 novembre 1944 venne deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück e dove mori il 1° maggio 1945.
La Pietra si trova al civico n. 6222 del sestiere di Castello.
Anna Jona
Anna Jona, figlia di Abramo Emilio Jona e Stella Vivante, nacque a Venezia il 1° agosto 1855, coniugata con Elio Vivante. Fu arrestata, assieme alla figlia Angiolina, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata contro degli ebrei veneziani; venne incarcerata a Santa Maria Maggiore. Nonostante l’età molto avanzata, ed esentata in quanto ultrasettantenne, molto probabilmente per stare assieme alla figlia Angiolina venne trasferita al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Anche la figlia Angiolina Vivante fu deportata ad Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Anna Jona è la vittima più anziana della Shoah veneziana.
La Pietra si trova al civico n. 4441 del sestiere di Cannaregio.
Ada Kuhn
In costruzione
Angelo Levi
Angelo Levi (Venezia, 11 dicembre 1931) venne arrestato – assieme al padre, la madre e i suoi cinque fratelli – nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Recluso nel Carcere di S. Maria Maggiore, fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. La Pietra d’Inciampo, assieme alle altre della famiglia, ricorda la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
Maria Ester Anna Levi
Maria Ester Anna Levi è nata a Treviso l’8 giugno 1884, coniugata con Giuseppe Muggia medico all’Ospedale psichiatrico San Servolo di Venezia. Nel 1912 la famiglia si trasferisce a Sondrio al seguito del marito come direttore del nuovo ospedale psichiatrico, dove rimane fino al 1931, quando si trasferisce a Bergamo per dirigere l’ospedale psichiatrico. Con le leggi razziali del 1938 il marito Giuseppe, e il figlio Giulio anch’egli medico, perdono i loro posti di lavoro e la famiglia Muggia si trasferisce a Venezia. Maria Ester Anna Levi Muggia, assieme al marito e alla figlia, viene arrestata a Venezia durante la prima grande retata degli ebrei nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1943, effettuata da agenti di Pubblica Sicurezza italiani; viene detenuta in carcere a Venezia fino al 31 dicembre 1943 e trasferita con la famiglia al campo di Fossoli, qui rimane fino al 22 febbraio 1944 quando, con il convoglio n° 8 di carri-merci, viene deportata ad Auschwitz dove arriva il 26 febbraio successivo ed è immediatamente gassata.
La Pietra si trova al civico n. 506 del sestiere di Cannaregio.
Ugo Beniamino Levi
I coniugi Ugo Beniamino Levi (Venezia, 3 luglio 1897) e Bruna Grassini (Venezia, 26 novembre 1904) vennero arrestati, assieme ai loro sei figli, nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusi nel Carcere di S. Maria Maggiore, furono inviati prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. Le due Pietre d’Inciampo ricordano la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani. Nel 2017 sono state posate altre sei Pietre in ricordo dei loro figli.
La Pietra si trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
si trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Angelo Limentani
Ettore Marella (Venezia, 28 febbraio 1892), di professione tipografo, dopo l’8 settembre 1943 collaborò con il gruppo socialista veneziano, in particolare Emilio Scarpa, Eugenio Fochessato, Emilio Sorteni, e Tiziano Inguanotto. Il negozio di quest’ultimo, una pasticceria al ponte del Lovo, fu un punto d’incontro e di riferimento per partigiani e il centro di raccolta e smistamento della stampa socialista sia proveniente da Milano e sia di quella locale.
Nel settembre del 1944 tutto il gruppo venne arrestato e tradotto nelle carceri di Santa Maria Maggiore. Alle 6 del mattino del 27 ottobre 1944 dal carcere di Venezia alla volta del campo di concentramento di Bolzano partì un camion carico di merci. Sul cassone vennero fatti salire, ammanettati, anche sette detenuti: Emilio Sorteni, Emilio Scarpa, Ettore Marella, Luigi Gregnanin, Giulio Andrioli, Arturo Uttieri e Maria Zannier Raicevich. Dopo una sosta a Verona il camion giunge alle 18 in via Resia. Il 20 novembre 1944, assieme ad altri 380 internati fra cui tutti gli ebrei, fu deportato a Mauthausen, ricorda Sorteni “povero Marella! Dopo parecchio tempo di vita comune, di rischi, di traversie, di patimenti comuni, ci separiamo e non sappiamo per quanto tempo, e se o quando ci rivedremo! Non ho potuto far niente per lui perché sprovvisto di tutto anch’io come lui e ho dovuto accontentarmi di salutarlo di lontano con la mano perché è vietato avvicinarsi ai partenti”. Ettore Marella venne assassinato il 10 aprile 1945.
La Pietra di trova al civico n. 1063 del sestiere di San Marco.
Cesare Salomone Luzzatto
Cesare Salomone Luzzatto è nato a Trieste il 2 dicembre 1870, figlio di Moisè Prospero e Elisa Almeda, coniugato con Elisa Popper, sua nipote. Si trasferì all’età di dieci anni a Venezia insieme alla famiglia. Dopo gli studi classici, si diploma alla Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino. Nel 1896 prende parte alla spedizione in Eritrea con il grado di sottotenente di artiglieria. Al rientro in Italia, prosegue la carriera militare e partecipa alla guerra di Libia del 1911-1912. Nel 1915 al momento dell’entrata in guerra dell’Italia ha il grado di tenente colonnello. Nel corso del conflitto, si distinse nelle battaglie di Vittorio Veneto, del Piave e dell’Adige, riportò numerose onorificenze e venne decorato con due Medaglie d’Argento al valore militare, fino a diventare generale di divisione. Nel 1938, quando entrarono in vigore le leggi antiebraiche, Cesare Salomone Luzzatto fu posto in congedo assoluto con decorrenza dal 1° gennaio 1939. Dopo l’8 settembre 1943, nella speranza di evitare di evitare la deportazione, si trasferì nella casa di cura del dottor Prosdocimo a Marocco di Mogliano (Tv). Qui, il 7 agosto 1944, con la moglie Elisa venne arrestato da agenti tedeschi e italiani, guidati dal delatore Mauro Grini, assieme ad altri degenti ebrei, tra cui la famiglia Vivante di Venezia, ai cui componenti sono state dedicate delle Pietre d’Inciampo nella loro ultima abitazione. Entrambi furono deportati ed uccisi ad Auschwitz in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 2582 del sestiere di Dorsoduro.
Ada Elena Mariani
Ada Elena Mariani (Venezia, 6 giugno 1927) venne arrestata nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme al padre, la madre e i fratelli Enrico, Luciano e Elena. Reclusa nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore, fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportata ad Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. La Pietra d’Inciampo, al civico n. 2337 del sestiere di Cannaregio ricorda la sua abitazione, nella quale venne catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani; dei familiari deportati solo il fratello Luciano sopravvisse alla Shoah.
Francesco Isacco Mariani
Francesco Isacco Mariani (Venezia, 14 luglio 1888) venne arrestato nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme alla moglie Bellina Melli e i figli Ada, Elena, Enrico e Luciano. Recluso nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore, fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportato ad Auschwitz, dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944. La Pietra d’Inciampo ricorda la sua abitazione, nella quale venne catturato nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani; dei familiari deportati solo il figlio Luciano sopravvisse alla Shoah.
La Pietra si trova al civico n. 2337 del sestiere di Cannaregio.
Riccardo Marsiglio
Riccardo Marsiglio, figlio di Salvatore Marsiglio e Regina Fano è nato a Venezia il 10 luglio 1866. Venne arrestato a Venezia il 9 giugno 1944, trasferito al campo di Fossoli fu successivamente deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinato in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 4402 del sestiere di San Marco.
Amalia Melli
Amalia Melli, figlia di Luciano Melli e Annina Foà è nata in Italia a Venezia il 24 maggio 1894. Fu arrestata, assieme ai fratelli Abramo, Ada e Enrichetta tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani; venne incarcerata a Santa Maria Maggiore e poi trasferita al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota. Anche il fratello Abramo e le sorelle Ada e Enrichetta furono deportati ad Auschwitz, dove tutti furono assassinati in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 996 del sestiere di Cannaregio.
Bartolomeo Meloni
Bartolomeo Meloni (Cagliari, 1900), dirigente delle Ferrovie dello Stato a Venezia, nell’estate del 1943 aderì al Partito d’Azione e fu tra i primi ad predisporre una forma di Resistenza organizzata alle truppe d’occupazione naziste, concentrandosi soprattutto su un’efficace opera di sabotaggio dei convogli diretti al fronte del Sud Italia in transito per la stazione di Venezia. Arrestato dalla Gestapo il 4 ottobre 1943, fu rinchiuso nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore e successivamente venne deportato a Dachau, dove morì il 9 luglio 1944. La Pietra è deposta nel campo prospiciente la sua abitazione. A Bartolomeo Meloni è anche dedicata una targa collocata nell’ex sede Compartimentale delle F.S. di Venezia, ora sede di alcuni Dipartimenti della Regione Veneto; un’altra targa è stata affissa nel Palazzo delle Prigioni, dagli amici del circolo artistico di Venezia, subito dopo la guerra.
La Pietra si trova al civico n. 4470 del sestiere di Cannaregio.
Luigi Milani
Luigi Milani nasce il 22 agosto 1923 a Favaro Veneto dove risiede in Via delle Muneghe al civico 54 c. Celibe, soldato del 2° Reggimento Granatieri venne catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943, come altre centinaia di migliaia di soldati italiani, si rifiutò di aderire al Terzo Reich e venne internato Germania, con il numero di matricola 61356, nel campo di lavoro di Treuenbrietzen (nella regione del Brandeburgo), cittadina situata a 70 chilometri a sud ovest di Berlino, destinato ai prigionieri di guerra ed ai lavoratori forzati di diverse nazionalità, impiegati nelle aziende Metalwaren Fabrik Kopp und Co (che produceva proiettili) e Dr. Kroeber & Sohn.
La sera del 21 aprile 1945, l’arrivo di truppe sovietiche e la fuga dei guardiani comportò l’apertura dei campi di lavoro della zona di Treuenbrietzen. Il 23 aprile però, dopo che le truppe sovietiche proseguirono la loro avanzata, un reparto militare tedesco separò i 131 internati militari italiani, tra cui Luigi Milani, dal resto dei prigionieri e li trucidò in una cava di sabbia nei pressi della località di Weinbergen. Delle 127 vittime accertate 113 furono identificate, il resto fu sepolto senza nome.
Luigi Milani fu inumato a nel Cimitero italiano di Nichel (fila 2/51), successivamente venne esumato e traslato nel Cimitero militare italiano d’onore di Zehlendorf/Berlino, alla posizione tombale riquadro 1, fila 9, numero 1, tomba 154.
La Pietra si trova a Favaro Veneto in Via delle Muneghe 18.
Giovanni Mognato
Giovanni Mognato, figlio di Angelo e Favaron (?), nasce il 5 gennaio 1909 a Trivignano, risiedendo alla Gazzera in Via, o Strada, Sassi 101. Soldato del 182° Reggimento di Fanteria, 533° Battaglione Costiero, 3a Compagnia. Viene fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 ed internato, con il numero di matricola 85014, nello Stalag VI C di Bathorn, 6 km ad ovest del villaggio Oberlangen in Emdland-Emsland, nel nord-ovest della Germania, successivamente viene trasferito allo Stalag VI D di Dortmund. Viene poi decentrato al Comando di lavoro n° 341. Muore presso l’Ospedale militare di Dortmund il 6 agosto 1944 (causa della morte: tubercolosi) e viene inumato nel Cimitero centrale di Dortmund (Cimitero Gottesacker – cimitero per prigionieri di guerra), alla posizione tombale campo 11, tomba 186. Successivamente viene esumato e traslato nel Cimitero militare italiano d’onore di Francoforte sul Meno, alla posizione tombale riquadro M, fila 4, tomba 21).
L’area della Gazzera nel corso del secondo dopoguerra ha subito diverse e importanti trasformazioni urbanistiche, il civico tra il 1940 e 1950 è stato variato in n. 4, nel 1967 la strada è stata rinominata in Via Martiri di Marzabotto rendendo impossibile individuare l’abitazione di Giovanni Mognato. Per tali motivi si è deciso di posare la Pietra davanti al monumento ai Caduti di tutte le guerre alla Gazzera (Via Asseggiano n. 2).
Elia Gino Musatti
Elia Gino Musatti, figlio di Cesare Musatti e Sofia Cantoni, è nato a Venezia il 20 luglio 1877. Residente in Salizzada dei Greci, a Castello 3458, il 29 ottobre 1943 venne ricoverato all’Ospedale Fatebenefratelli di Venezia dove, il 6 ottobre 1944, venne arrestato durante le operazioni di cattura dei degenti nei nosocomi cittadini, trasferito nella “sala custodia” dell’Ospedale Civile e poi alla Risiera di San Sabba. Da qui, il 28 novembre 1944, con il convoglio n. 41T fu deportato a Ravensbrück dove venne assassinato in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 3458 del sestiere di Castello.
Lina Nacamulli
Lina Nacamulli, figlia di Emilio Nacamulli e Susanna Calimani, nacque a Venezia il 6 marzo 1910, coniugata con Raffaele Grassini. Fu arrestata, assieme al marito e i due figli Angelo e Mirna, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Venne incarcerata a Santa Maria Maggiore e il 13 dicembre 1943 trasferita al centro di detenzione temporaneo per ebrei presso il Convitto nazionale “Marco Foscarini”, questo il ricordo di Loris Volpato, amico del figlio Angelo:
“Un giorno mia madre e mia zia Mary decisero di andare a trovarli e portarono anche me e mia sorella. Andammo al Foscarini, la grande sala era piena di gente, una visione che non dimenticherò mai. I volti delle persone fermate erano tesi; quelli dei grandi esprimevano preoccupazione e paura, i bambini erano stanchi e in lacrime. Intanto mia madre aveva trovato i nostri amici; fu allora che un questurino le diede un consiglio: “Quando andrà via porti anche i piccoli della signora”. Purtroppo la mamma non accettò di separarsene: “Io non ho fatto nulla di male, perché dovrei privarmene?”.
Successivamente Lina Nacamulli fu trasferita prima al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota.
Il marito e i due figli vennero deportati anch’essi ad Auschwitz, nessuno sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 2607/B del sestiere di Cannaregio.
Vittorio Nacamulli
Vittorio Nacamulli, figlio di Pellegrino Nacamulli e Regina Aboaf è nato a Venezia il 6 agosto 1908, coniugato con Costanza Misano. Fu arrestato, assieme alla madre, alla moglie e ai due figli, il 5 maggio 1944, molto probabilmente su delazione. Venne prima incarcerato con i familiari a Santa Maria Maggiore e poi trasferito al campo di Fossoli da dove il 26 giugno, con il convoglio n. 13, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinato il 31 agosto 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio.
Alessandro Navarro
In costruzione
Regina Allegrina Navarro
Regina Allegrina Navarro, figlia di Lazzaro Navarro e Regina Polacco è nata a Venezia il 7 aprile 1885. Venne arrestata tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2198 del sestiere di Cannaregio.
Giorgio Ottolenghi
Giorgio Ottolenghi (Venezia, 28 febbraio 1869) venne arrestato nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme alla moglie Emilia Clerle. Successivamente fu ricoverato nell’Ospedale Civile di Venezia, l’11 ottobre 1944, assieme agli altri degenti ebrei, venne trasferito alla Risiera di San Sabba a Trieste e poi ad Auschwitz da dove non fece ritorno. La moglie invece, anch’essa ricoverata all’Ospedale Civile, venne dichiarata “intrasportabile” e morì nel nosocomio in stato di detenzione.
La Pietra d’Inciampo ricorda la sua abitazione, al civico n. 2006 di Cannaregio, dove fu catturato nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
Bruno Perlmutter
Bruno Perlmutter, figlio di figlio di Gilmo Perlmutter e Ida Aboaf, nacque a Venezia il 29 ottobre 1935. Fu arrestato, assieme alla madre e il fratello Achille, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani; fu trasferito prima al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944 deportato ad Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944. Il padre Gilmo venne arrestato a Luino (Varese) e deportato ad Auschwitz, come la madre e il fratello, nessuno sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 3958 del sestiere di Cannaregio.
Enrica Polacco
Enrica Polacco, figlia di Isacco Polacco e Faustina Baldini, è nata a Venezia il 6 dicembre 1913. Il 3 dicembre fu arrestata a Luino (Varese), molto probabilmente nel tentativo di fuggire in Svizzera, ed incarcerata prima a Como e poi a Milano. Il 30 gennaio 1944, dal binario 21 della stazione di Milano Centrale, con il convoglio n. 06, venne deportata ad Auschwitz e immatricolata col numero 75187. Nello stesso convoglio vi erano i suoi concittadini Gilmo Perlmutter, Regina e Mosè Polacco, Paola Sonino, che non sopravvissero alla Shoah: a loro negli anni scorsi sono state dedicate delle Pietre d’Inciampo. Di lei parla Liliana Segre, quando racconta dei primi terribili giorni nel campo di sterminio: «L’unica ragazza con cui parlai oltre a loro due [le sorelle Luciana e Laura Sacerdote] fu Enrica Polacco, una veneziana molto semplice e molto simpatica». Da Auschwitz venne trasferita prima a Bergen Belsen e poi al campo di Buchenwald, dove fu immatricolata col numero 67637. Nel marzo 1945 venne spostata al sottocampo di lavoro femminile di Raguhn, dove esisteva una fabbrica di assemblaggio di componenti per aerei. Ad inizio di aprile iniziò l’evacuazione del campo, le donne furono caricate su carri bestiame e inviate nel campo di Theresienstadt (Terezín), qui Enrica Polacco venne liberata il 9 maggio 1945 dalle truppe sovietiche, fece ritorno a Venezia il 28 agosto 1945. Nel 1968, ai sensi della legge 604/1963, le fu riconosciuto un indennizzo in quanto cittadina italiana colpita dalle persecuzioni nazionalsocialiste. Enrica Polacco è deceduta il 4 agosto 2003 al Lido di Venezia, dove dal 1949 abitava in Via Marco Polo n. 1 dopo aver contratto matrimonio, le sue spoglie riposano al Cimitero Ebraico del Lido.
La Pietra si trova al civico n. 1512 del sestiere di San Polo.
Regina Polacco
Regina Polacco, figlia di Giacomo Polacco e Alba Polacco, casalinga è nata a Venezia il 27 maggio 1910. Venne arrestata, assieme al fratello Mosè, il 3 dicembre 1943 a Luino (Varese) molto probabilmente mentre tentava di fuggire in Svizzera. Successivamente fu incarcerata a Varese e quindi a Milano, da dove venne deportata a Auschwitz il 30 gennaio 1944, con il convoglio n. 3, lo stesso di Liliana Segre, arrivando a destinazione il 6 febbraio, qui venne assassinata il 30 settembre 1944. Altri cinque fratelli – Bice, Giuseppe, Leone, Otto, Pia – invece riuscirono a salvarsi.
La Pietra si trova civico n. 4228 del sestiere di Cannaregio.
Marco Rietti
Marco Rietti, figlio di Carlo Rietti e Maddalena De Vecchi, è nato a Venezia il 13 gennaio 1880. Marco Rietti, celibe e di professione mediatore, abiurerà l’ebraismo battezzandosi il 16 gennaio 1939 a Londra. Nonostante ciò venne arrestato l’11 novembre 1943 e incarcerato a Santa Maria Maggiore per rimanere a disposizione del comando tedesco. Trasferito al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944.
Successive ricerche hanno retrodatato la data di nascita al 13 gennaio 1879.
La Pietra si trova al civico n. 5822 del sestiere di Cannaregio.
Aldo Salom
Aldo Salom, figlio di Ettore Salom e Ines Semama è nato a Venezia l’11 marzo 1906. Venne arrestato l’8 maggio 1944, molto probabilmente su delazione. Trasferito al campo di Fossoli, il 26 giugno 1944, con il convoglio 13, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, morì il 7 maggio 1945 in luogo ignoto.
La Pietra di trova al civico n. 3877 del sestiere di San Marco.
Eloisa Scandiani
Eloisa Scandiani, figlia di Samuele Scandiani e Rachele Ara è nata a Venezia il 25 marzo 1863. Venne arrestata il 31 ottobre 1944, trasferita alla Risiera di San Sabba di Trieste il 28 novembre 1944, con il convoglio n. 41T, fu deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck dove venne assassinata il 31 dicembre 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1801 del sestiere di San Marco.
Rosetta Scaramella
Rosetta Scaramella Messulam, figlia di Adelaide Scaramella Messulam, nacque a Venezia il 27 agosto 1938. Fu arrestata, assieme alla sorella Anna, in data ignota; venne trasferita prima al campo di transito di Fossoli e il 4 aprile 1944 deportata ad Auschwitz dove venne assassinata il 10 aprile 1944.
Così ricorda le due sorelline Vera Brandes Pellegrini: “con gli occhi della mente, le potete vedere. Portava la frangetta su un caschetto di capelli neri, grandi occhi marrone in un viso rotondo di bambina. Si chiamava Anna aveva sei anni. Rosetta sua sorella, era bionda, con tanti riccioli e aveva 4 anni, in una fredda giornata del 1944 furono «prelevate» nel collegio a Venezia in cui stavano da uomini della Polizia Fascista di Salò, la Gestapo italiana, per ricongiugerle alla madre già arrestata, con con una scelta fatale, le volle con se”.
La madre Adelaide, arrestata tra il 5 e il 6 dicembre 1943 e poi internata per dieci giorni presso l’Ospedale Psichiatrico di San Servolo, venne anch’essa assassinata ad Auschwitz in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 2491 del sestiere di Cannaregio.
Nedda Segré
Nedda Segré (Venezia, 7 giugno 1933) venne arrestata nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme ai genitori Ettore Segré e Rita Calimani. Reclusa nel carcere di S. Maria Maggiore fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportata ad Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. La Pietra d’Inciampo ricorda la sua abitazione dove venne catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani; nessuno della famiglia sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 515 del sestiere di San Marco.
Renzo Sorato
Renzo Sorato, nato a Venezia il 30 maggio 1920, è uno degli oltre 650.000 soldati italiani deportati nei lager del Terzo Reich per non aver aderito al nazifascismo. Dopo l’8 settembre 1943, alla firma dell’armistizio, vennero posti di fronte a una scelta: rientrare in Italia firmando l’adesione a Hitler e alla neonata RSI, oppure essere portati negli Stalag o Oflag come Internati Militari Italiani. Tale dicitura è stata creata appositamente per evitare che fossero considerati prigionieri di guerra e quindi per non dare loro la tutela della Convenzione di Ginevra: gli IMI furono schiavizzati come lavoratori forzati, non avevano assistenza sanitaria, né cibo o vestiario adatto. Moltissimi di loro, oltre 50.000, persero la vita per fame, malattie, violenze.
Renzo, Sottotenente di Marina Armi Navali di complemento, viene catturato a Venezia il 15 settembre 1943 e deportato nello Stalag 327 di Neribka-Pikulic situato presso Przemysl, nella Polonia sud-orientale, dove stando alla corrispondenza rimase fino a gennaio 1944 per essere trasferito allo Stalag IIB di Hammerstein subito dopo. Hammerstein corrisponde all’odierna cittadina di Czarne sempre in Polonia, ma verso ovest. Ai primi di marzo del 1944 scrive a casa dicendo che verrà impiegato come chimico in una azienda. Infatti, dopo qualche giorno scriverà una lettera che riporta il timbro dello Stalag IVD di Torgau_Elbe, un lager situato a circa 50 km di distanza dalla città di Lipsia in Germania, nella regione della Sassonia, ricca di aziende, fabbriche, miniere e fattorie.
Viene inviato come chimico verosimilmente alla Wacker-Chemie di Mückenberg, una grande azienda di importanti prodotti come il carburo. Continuerà a lavorare lì fino a febbraio 1945, data delle ultime notizie dirette. Il 26 febbraio Renzo insieme con altri compagni vengono prelevati dalla Gestapo e portati alle prigioni di Torgau e poi di Halle: erano accusati di sovversione. Dopo una decina di giorni trascorsi in carcere, tra interrogatori vari, vennero condannati ai lavori forzati a Zossen, un lager di rieducazione al lavoro.
Il 3 aprile 1945 Renzo con altri compagni viene caricato su un vagone merci chiuso per un altro campo in territorio cecoslovacco, secondo la testimonianza, di politici. La notte tra il 24 e 25 aprile Renzo morirà in quel vagone senza arrivare mai a destinazione, in una località identificata dai testimoni come Mariaschlin.
La Pietra si trova al civico n. 2278 del sestiere di Cannaregio.
Bruno Todesco
Bruno Todesco (Venezia, 7 agosto 1933), figlio di Eugenio Todesco e Ida Dina, venne arrestato il 5 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferito assieme alla famiglia nel campo di Fossoli, nel febbraio 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944, per un mero refuso sulla Pietra la data della morte è indicata il 22 febbraio 1944. Nessun membro della famiglia è sopravvissuto alla Shoah..
La Pietra di trova al civico n. 1991 del sestiere di San Marco.
Giuseppe Todesco
Giuseppe Todesco (Venezia, 9 dicembre 1879), figlio di Leone Todesco e Gabriella Abendana. Celibe, era ricoverato fin dal 1935 all’Ospedale psichiatrico di San Servolo dove venne arrestato l’11 ottobre 1944 assieme ad altri cinque degenti, tra cui il cognato Giuseppe Boralevi, negli stessi giorni altri pazienti ebrei ricoverati nei nosocomi cittadini vennero arrestati e deportati. Ignoto resta il luogo della deportazione e la data della morte.
Ai pazienti dell’Ospedale psichiatrico di San Servolo e del Civile sono state dedicate due Pietre d’inciampo collettive, consultabili in questa mappa.
La Pietra di trova al civico n. 512 del sestiere di San Marco.
Sergio Todesco
Sergio Todesco (Venezia, 19 novembre 1938), figlio di Eugenio Todesco e Ida Dina, venne arrestato il 5 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferito assieme alla famiglia nel campo di Fossoli, nel febbraio 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944. Nessun membro della famiglia è sopravvissuto alla Shoah.
La Pietra di trova al civico n. 1991 del sestiere di San Marco.
Gino Vianello
Gino Vianello, figlio di Giovanni e Erminia Scarpa, è nato a Murano il 20 settembre 1917, di professione geometra, celibe. Venne arrestato il 12 agosto 1944 da militi della Guardia Nazionale Repubblicana al Lido di Venezia dove risiedeva, al civico 116 di via Malamocco (ora via Sandro Gallo). Il 20 agosto fu incarcerato a Santa Maria Maggiore a disposizione della Sezione di Venezia del Tribunale Speciale e, successivamente, del comando delle SS, che il 5 ottobre 1944 ordinò il trasferimento al Polizeiliche Durchgangslager di Bolzano, dove venne immatricolato con il n. 4994. Da qui, il 20 novembre 1944, fu deportato a Mauthausen dove venne assassinato il 29 dicembre 1944.
La Pietra si trova al Lido di Venezia in Via Sandro Gallo n. 116.
Marco Ettore Vitta
Marco Ettore Vitta, figlio di Giuseppe Vitta e Clementina Landau è nato a Venezia il 29 ottobre 1884. Venne arrestato, assieme ai fratelli Carlo e Emma, tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferito al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinato il 6 agosto 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1033 del sestiere di San Marco.
Anna Vivante
Anna Vivante (Venezia, 20 settembre 1866) venne arrestata presso la Casa di Cura Prosdocimo a Marocco di Mogliano Veneto (Tv) il 7 agosto 1944 da agenti tedeschi e italiani, guidati dal delatore Mauro Grini, assieme alle sorelle Anna e Ida, dove si erano nascoste, e al fratello Costante venuto a farle visita. Fu inviata prima al campo di San Sabba a Trieste quindi deportata ad Auschwitz, dove venne assassinata in data ignota. La Pietra d’inciampo ricorda l’ultima abitazione veneziana; nessuno della famiglia sopravvisse. Il 31 gennaio 2024, davanti alla ex Casa di cura Prosdocimo a Marocco di Mogliano Veneto, sono state posate quattro Pietre dedicate ai fratelli Vivante.
La Pietra si trova al civico n. 6039 del sestiere di Castello.
Salvatore Vivante
Salvatore Vivante, figlio di Jacob Vita Vivante e Marcella Arbib, nacque a Venezia il 17 giugno 1921. Fu arrestato, su delazione di Mauro Grini, a Sondalo (Sondrio) nella clinica “L’Abetina” il 17 gennaio 1944, dopo un periodo di internamento al carcere di Como fu trasferito a Milano e poi, il 30 gennaio 1944, deportato ad Auschwitz dove venne assassinato in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 3441 del sestiere di Dorsoduro.
Gino Aboaf
Gino Aboaf (Venezia, 13 novembre 1925) figlio di Achille Aboaf e Rosa Lucia Mogno, celibe di professione commesso. Fu arrestato a Venezia il 18 agosto 1944 presso la sede delle Assicurazioni Generali; incarcerato a Santa Maria Maggiore, nel braccio sotto il controllo diretto delle SS tedesche, e trasferito alla Risiera di San Sabba a Trieste da dove, il 2 settembre 1944 con il convoglio n. 37T, fu deportato ad Auschwitz. Trasferito poi nel campo di Mauthausen venne liberato il 5 maggio 1945 e rimpatriato in Italia il 18 agosto.
La Pietra si trova al civico n. 1444 del sestiere di Cannaregio.
Regina Aboaf
Regina Aboaf, figlia di Giacomo Aboaf e Augusta Pighin, nata a Venezia il 15 luglio 1888 e coniugata con Pellegrino Nacamulli. Fu arrestata il 5 maggio 1944, assieme al figlio Vittorio Nacamulli, i due nipoti Gina e Umberto Nacamulli, il fratello Achille e la sorella Giuditta; deportata nel campo di sterminio di Auschwitz con il convoglio del 26 giugno 1944 partito da Fossoli, nessuno della famiglia sopravvisse alla Shoah.
La Pietra si trova al civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio.
Adele Almansi
Adele Almansi (Rovigo, 15 luglio 1877), figlia di Guglielmo Almansi e Emilia Parenzo venne arrestata tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita nel campo di Fossoli nel febbraio 1944 venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 5400 del sestiere di Cannaregio.
Rita Ancona
Rita Ancona, figlia di Gilda Ancona, è nata a Venezia il 16 aprile 1926, studentessa diplomata alle magistrali. Venne arrestata il 3 ottobre 1944 da agenti italiani, su denuncia di un fascista, e incarcerata a Santa Maria Maggiore nella sezione degli ebrei sotto il controllo delle SS. Anche la madre Gilda venne arrestata il 9 ottobre 1944 ma, per motivi sconosciuti, non fu deportata. Il 9 ottobre venne trasferita a Trieste alla Risiera di San Sabba; il 28 novembre 1944, con il convoglio n. 41T, venne deportata nel campo di Ravensbrück e immatricolata con il numero 91105. Qui incontrò la concittadina Regina Brandes che ricorda la sua partenza, il 28 febbraio 1945, per trasferita nel sottocampo di Retzow, presso Rechlin dove venne liberata il 29 aprile 1945. Tornò in Italia il 22 ottobre 1945 trovando ospitalità presso la Casa Israelitica di riposo, successivamente si trasferì a Malamocco (Lido di Venezia) in Via Droma n. 119 per emigrare a Taranto il 12 gennaio 1956.
La Pietra si trova al civico n. 5659 del sestiere di Castello.
Anna Bassani
Anna Bassani (Venezia, 11 luglio 1875), figlia di Davide Bassani e Fortunata Calabi e coniugata con Giuseppe Polacco; venne arrestata durante la prima grande retata degli ebrei veneziani nella notte del 5/6 dicembre 1943. Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, con il convoglio del 22 febbraio 1944 partito da Fossoli, venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 5373 del sestiere di Cannaregio.
Edoardo Bassani
La famiglia Bassani – Edgardo (Ferrara, 27 novembre 1893), Nives Servadio (Ferrara, 16 febbraio 1899), Franco (Venezia, 18 settembre 1923) e Tina (Venezia, 3 giugno 1929) – vennero arrestati il 1° dicembre a Como alla frontiera Italo-svizzera alla ricerca di un rifugio sicuro; vennero tutti incarcerati prima a Como e poi a Modena, trasferiti nel campo di Fossoli furono deportati ad Auschwitz con il convoglio del 22 febbraio 1944. Nessuno fece ritorno. La Pietra è collocata nella loro ultima residenza nota, i nomi della famiglia sono anche riportati nella targa dedicata ai lidensi caduti dal 1940 al 1945 apposta su un cippo davanti al Tempio Votivo.
La Pietra si trova in Via Orso Partecipazio 4 al Lido di Venezia.
Vittorio Bassi
Vittorio Bassi, figlio di Costante Bassi e Emma Magrini, nacque a Venezia il 4 giugno 1901. Fu arrestato a Mestre il 18 dicembre 1943 e incarcerato a Santa Maria Maggiore; trasferito nel campo di transito di Fossoli il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, fu deportato ad Auschwitz dove venne assassinato in data ignota.
La Pietra si trova Via del Rigo 2 a Mestre.
Olga Blumenthal
Giuseppe Boralevi, figlio di Ernesto Boralevi e Bice Sara Clerle è a Venezia il 28 settembre 1880, coniugato con Dirce Todesco. Venne ricoverato all’Ospedale psichiatrico di San Servolo il 26 novembre 1943, proveniente dalla Casa di salute Fatebenefratelli. L’11 ottobre 1944 venne arrestato assieme ad altri cinque degenti ebrei, tra cui il cognato Giuseppe Todesco, nel quadro dei rastrellamenti in tutti i nosocomi cittadini. Nella sua cartella clinica si può leggere: “Oggi d’ordine del Comando S.S. Germanico, la Questura della Repubblica [Sociale] Italiana ha ritirato il malato nonostante che il direttore abbia fatto presente: 1° che egli è regolarmente ricoverato a norma di legge, 2° che ha ancora bisogno di cura e custodia manicomiale, 3° che è malato di cuore e che quindi non può affrontare viaggi e disagi senza grave danno per la sua salute. Detta autorità non ha creduto di tenere alcun conto di queste obbiezioni”. Come il cognato, Giuseppe Todesco, anch’esso degente presso San Servolo, venne poi trasferito a Trieste alla Risiera di San Sabba e assassinato in data e luogo ignoto. La pietra ricorda la sua ultima abitazione prima del ricovero.
Ai pazienti deportati dall’Ospedale psichiatrico di San Servolo e dall’Ospedale Civile sono state dedicate due Pietre d’inciampo collettive, consultabili in questa mappa.
La Pietra si trova al civico n. 512 del sestiere di San Marco.
Riccardo Brandes
Riccardo Brandes (Venezia, 5 marzo 1917), figlio di Giacomo e Alba Todesco, studente, venne arrestato il 27 luglio 1944 a Padova da reparti italiani. Fu trasferito prima alla Risiera di S. Sabba a Trieste e poi deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove morì in data ignota. La pietra ricorda l’ultima abitazione veneziana di Brandes. Il fratello Marco, anch’egli arrestato e trasferito a Fossoli, riuscì a scappare dal campo unendosi successivamente al movimento resistenziale.
La Pietra di trova al civico n. 1150 del sestiere di Castello.
Moisè Calimani
Moisè Calimani (Venezia, 29 marzo 1870), figlio di Giacomo Calimani e Enrichetta Polacco, venne arrestato a Venezia il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani e trasferito nel Carcere di S. Maria Maggiore. Rilasciato il 9 dicembre 1943 fu nuovamente arrestato il 17 agosto 1944 assieme agli altri ospiti della Casa Israelitica di riposo, tutti ultrasettantenni. Detenuto nel campo di S. Sabba a Trieste fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e ucciso all’arrivo il 7 settembre 1944. La Pietra d’Inciampo ricorda la sua ultima abitazione prima del ricovero presso la Casa Israelitica di riposo.
La Pietra si trova al civico n. 1146 del sestiere di Cannaregio.
Ida Calimani Navarro
Ida Calimani, figlia di Leone Calimani e Emilia De Leon, nata a Venezia l’11 novembre 1886 e coniugata con Abramo Navarro; venne arrestata l’11 ottobre 1944 presso l’Ospedale Psichiatrico di San Servolo, dove era ricoverata assieme ad altri pazienti ebrei, e deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota. La Pietra ricorda l’ultima abitazione di Ida Calimani Navarro. Davanti all’Ospedale Psichiatrico, nel 2015, è stata dedicata una Pietre collettiva, a cui si rimanda per gli approfondimenti della vicenda.
La Pietra si trova al civico n. 1091 del sestiere di Cannaregio.
Oscar Carli
Oscar Carli, figlio di Antonio Carli e Apollonia Grecic, nacque a Trieste l’8 agosto 1919. Militare del Regio Esercito venne catturato il 9 settembre 1943, deportato ad Amburgo nel campo di Neunegamme dove morì il 29 gennaio 1944 per le privazioni e i maltrattamenti subiti.
La Pietra si trova al civico n. 413/A del sestiere di Cannaregio.
Pia Cesana Mariani
Pia Cesana, figlia di Vittorio Cesana e Lina Calimani è nata a Venezia il 17 luglio 1922. Coniugata con Enrico Mariani venne arrestata a Venezia e internata al Convitto “Foscarini”, questo il ricordo di Marco Salvadori:
«La famiglia Cesana è sempre stata con noi. La figlia era qui all’Ospedale Civile perché aveva dato alla luce un bambino, era sposata con un Mariani; siccome tutti i nostri ebrei erano stati presi e portati al Morosini… [recte Foscarini].
Questo nel ’43…
Sì, nel ’43. E lei ha voluto seguire il marito. Anche il professore le aveva detto: “Rimani qui che ti salvo io”, e invece lei non ha voluto. È stata portata subito ad Auschwitz, e poi la fine la sappiamo.»
Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 08, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz assieme al figlio Leo di soli due mesi, entrambi vennero assassinati all’arrivo il 26 febbraio; stessa sorte per il marito Enrico che venne assassinato il 18 gennaio 1945 poco prima dell’evacuazione e della liberazione del campo.
La Pietra si trova al civico n. 1600 del sestiere di Cannaregio.
Cesira Clerle
Cesira Clerle (Venezia, 20 luglio 1876), casalinga e vedova di Leone Camerino, venne arrestata, assieme alla sorella Alba e il cognato Attilio Grassini, nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusi nel Carcere di Santa Maria Maggiore. Rilasciata il 13 dicembre venne trasferita alla Casa Israelitica di riposo, adibita a centro raccolta per gli ebrei. Tutti e tre furono inviati prima al campo di transito di Fossoli e quindi, con il convoglio n. 8 del 22 febbraio, deportati ad Auschwitz, dove vennero assassinati all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1223 del sestiere di Cannaregio.
Amelia Coen Porto Levi
Amelia Coen Porto, figlia di Mosè Coen Porto e Aristea Colorni è nata in Italia a Venezia il 25 aprile 1873. Casalinga e vedova di Amedeo Levi, venne arrestata, assieme al fratello Vittorio a Venezia durante la prima grande retata degli ebrei veneziani nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1943. Successive ricerche hanno documentato che anche Amelia venne rilasciata, in ragione della sua età avanzata, ma il 2 febbraio 1944 venne nuovamente arrestata. Trasferita con il fratello a Fossoli, vennero deportati nel campo di sterminio di Auschwitz dove furono assassinati il 10 aprile 1944. Stessa sorte per il fratello Augusto, a cui è dedicata una Pietra al civico 5117 del sestiere di Castello.
La Pietra si trova al civico n. 2313 del sestiere di San Marco.
Angelo Colombo
Bellina Lina Augusta Colorni, figlia di Benedetto Colorni e Emma Coen Porto è nata in Italia a Mantova il 10 marzo 1892. Venne arrestata da agenti di Pubblica Sicurezza italiani durante la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 e incarcerata a Santa Maria Maggiore, da dove venne rilasciata il 12 dicembre. Molto probabilemente fu trasferita alla Casa Israelitica di riposo, adibita a centro raccolta per ebrei, e successivamente trasferita nel campo di internamento di Fossoli. Il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio.
La Pietra si trova al civico n. 2151 del sestiere di San Marco.
Rosita Corinaldi
Rosita Corinaldi (Scandiano, 2 novembre 1901), figlia di Salomone Corinaldi e Elena Fano, venne arrestata il 14 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana; il coniuge e i suoi quattro figli erano già stati arrestati il 5 dicembre 1943, mentre la madre Elena Fano Corinaldi venne arrestata il 5 giugno 1944. Reclusa nel carcere di S. Maria Maggiore venne trasferita prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Le sette Pietre d’Inciampo ricordano l’abitazione della famiglia Dina, dove, in gran parte, fu catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 5999 del sestiere di Cannaregio.
Adele Dina
I coniugi Adele Dina (Venezia, 26 giugno 1890) e Marco Todesco (Venezia, 11 novembre 1891) vennero arrestati con il figlio Alberto Leone (Venezia, 22 ottobre 1930) nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana insieme a circa 150 membri della Comunità Ebraica veneziana. Reclusi nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore, furono inviati prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportati ad Auschwitz, da dove nessuno fece ritorno. Le tre Pietre d’Inciampo ricordano la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 3399/A del sestiere di Cannaregio.
Guido Dina
Guido Dina (Venezia, 21 dicembre 1929), figlio di Mario Dina e Rosita Corinaldi, venne arrestato nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme al padre e ai suoi tre fratelli; la madre, Rosita Corinaldi, fu arrestata qualche giorno dopo il 14 dicembre 1943, mentre la nonna Elena Fano Corinaldi venne arrestata il 5 giugno 1944. Recluso nel carcere di S. Maria Maggiore venne trasferito prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata in data ignota. Le sette Pietre d’Inciampo ricordano l’abitazione della famiglia Dina, dove, in gran parte, fu catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 5999 del sestiere di Cannaregio.
Benedetta Dina Polacco
Benedetta Dina Polacco, figlia di Giacomo Dina e Clementina Polacco, nacque a Venezia il 4 giugno 1869, coniugata con Pellegrino Polacco. Fu arrestata a Venezia tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani e incarcerata a Santa Maria Maggiore, rilasciata per l’età avanzata venne nuovamente arrestata il 4 settembre 1944, trasferita alla Risiera di San Sabba fu deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota.
La Pietra è collocata al civico n. 262 del sestiere di Cannaregio.
Giulio Fano
Giulio Fano (Venezia, 2 agosto 1874) figlio di Emanuele Fano e Eva Forti, celibe e di professione ingegnere. Venne arrestato, assieme al fratello Giuseppe e alla sore, nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1943 e incarcerato a Santa Maria Maggiore, fu rilasciato il 12 dicembre probabilmente in ragione dell’età avanzata. Il 5 giugno 1944, molto probabilmente per delazione, fu nuovamente arrestato, assieme al fratello Giuseppe e la sorella Elena, e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, con il convoglio del 2 agosto 1944 partito da Verona, dove venne assassinato all’arrivo il 6 agosto 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2055 del sestiere di San Marco.
Bonaventura Ferrazzutto
La Pietra è dedicata a Bonaventura “Ventura” Ferrazzutto ed è collocata davanti all’abitazione natale. Nato a Venezia il 5 marzo 1887 da giovanissimo entra nel movimento socialista. Conosce Giacinto Serrati, direttore del settimanale “Il Secolo Nuovo” e, quando Serrati è nominato direttore dell“Avanti!”, lo segue a Milano. Conosce Angelica Balabanoff, Claudio Treves e altri della sinistra socialista. Entra nell’amministrazione dell’Avanti e, sotto la direzione di Nenni, ne diviene l’amministratore. Nel 1922 la tipografia del quotidiano socialista è totalmente distrutta dai fascisti e Ferrazzutto accetta la proposta di Angelo Rizzoli di passare alle sue dipendenze; poco dopo diviene procuratore generale della sua casa editrice. Sorvegliato speciale durante il ventennio, dopo l’8 settembre 1943 partecipa alla lotta partigiana milanese. Avvia con il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia un’attività editoriale clandestina per la stampa di documenti falsi per l’espatrio di ebrei e esponenti della Resistenza e nella sua casa milanese si incontrano i dirigenti del MUP, Movimento di Unità Proletaria, Lelio Basso, Cesare Musatti, Sandro Pertini e altri resistenti. Per una delazione nel 1943 viene arrestato a Milano dalla Gestapo e trasferito nel campo di sterminio di Mauthausen e quindi nel Castello di Hartheim, lager nel quale i prigionieri erano oggetto di brutali esperimenti scientifici. Qui muore il 4 ottobre 1944 (data presunta) all’età di cinquantasette anni. La Pietra ricorda la sua ultima abitazione veneziana.
La Pietra si trova al civico n. 4741 del sestiere di San Marco.
Samuele Leone Foà
Samuele Leone Foà, figlio di Fortunato Foà e Elisa Orefice è nato a Venezia il 30 aprile 1888. Venne arrestato tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferito al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinato in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 1180 del sestiere di Cannaregio.
Anselmo Giuseppe Forti
Anselmo Giuseppe Forti, figlia di Felice Forti e Regina Basevi, nacque a Venezia il 24 maggio 1863, coniugato con Amelia Forti. Fu arrestato il 17 agosto 1944, assieme alla sorella Anna e ad altri diciannove anziani ospiti della Casa Israelitica di riposo; trasferito alla Risiera di San Sabba, il 2 settembre 1944 fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 7 settembre 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Giovanni Gervasoni
Giovanni Gervasoni è nato a Venezia il 26 aprile 1909 da una famiglia di umili origini, dopo aver completato gli studi nella sua città natale decise di diplomarsi per diventare maestro elementare. Convertitosi al protestantesimo nel dicembre del 1930, entrò a far parte della comunità metodista episcopale di Venezia.
Iscritto fin da giovane al partito repubblicano, a partire dal 1930 si fece promotore di un gruppo impegnato nella diffusione della stampa antifascista. Arrestato nel 1932 come sovversivo, venne rilasciato in breve tempo e sottoposto ad una stretta sorveglianza.
Nel 1935 fondò insieme ad altri giovani evangelici come Giovanni Vezzosi e Ferdinando Geremia un nuovo gruppo impegnato nella distribuzione clandestina di materiale proveniente da Giustizia e Libertà. L’attività del gruppo venne interrotta nell’aprile di quello stesso anno e Gervasoni fu condannato a cinque anni di confino per attività sovversive.
Nel 1937 venne arrestato e deferito al Tribunale speciale per la difesa dello stato di Roma. Condannato ad un anno e tre mesi, scontò la pena nelle carceri di Roma e di Civitavecchia. Nel dicembre del 1938 venne inviato al confino sull’isola di Ponza, località in cui rimase fino al luglio dell’anno successivo. Alla scadenza della pena, nel 1941, il direttore della colonia penale di Ventotene richiese ed ottenne il prolungamento della pena per Gervasoni, il quale venne condannato a due anni supplementari di confino.
Liberato nel luglio del 1943, fece ritorno a Venezia. Entrato in contatto con le forze armate anglo-americane, divenne partigiano. Arrestato nel gennaio 1944 venne incarcerato a S. Maria Maggiore il 26 settembre 1944 venne consegnato alle SS tedesche e trasferito nel lager di Bolzano da dove, il 5 ottobre 1944, venne deportato a Dachau: morì il 17 febbraio 1945. Nel dopoguerra venne riconosciuto come “partigiano caduto”.
La Pietra di trova al civico n. 2305 del sestiere di San Polo.
Bruna Grassini
I coniugi Ugo Beniamino Levi (Venezia, 3 luglio 1897) e Bruna Grassini (Venezia, 26 novembre 1904) vennero arrestati, assieme ai loro sei figli, nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusi nel Carcere di S. Maria Maggiore, furono inviati prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. Le due Pietre d’Inciampo ricordano la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
Vittorio Guastalla
Vittorio Guastalla, figlio di Mosè Guastalla e Grazia Cases, è nato a Mantova il 29 luglio 1863, venne arrestato il 15 ottobre 1944. Secondo il nipote, Cesare dal Palù, l’arresto avvenne su delazione al fine di occupare la sua abitazione al civico 3870 del sestiere di San Marco. Fu deportato a Flossenburg o Auschwitz dove venne assassinato in data ignota. Non avendo certezza del campo di destinazione si è preferito ometterlo nel testo della pietra.
La Pietra di trova al civico n. 3870 del sestiere di San Marco.
Marco Jarach
Marco Jarach, figlio di Davide Jarach e Sara Jarach è nato a Venezia il 4 gennaio 1877. Venne arrestato tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferito al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1950 del sestiere di Cannaregio.
Marisa Jesurum
Marisa Jesurum (Venezia, 24 dicembre 1929), figlia di Arrigo Giuseppe Jesurum e Elvira Starita, venne arrestata, molto probabilmente su delazione, a Pianiga (Venezia) il 7 novembre 1944 assieme alla sorella Jole e al padre Arrigo. Trasferita alla Risiera di San Sabba il 28 novembre 1944 venne deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück e successivamente a Bergen-Belsen dove mori il 22 agosto 1945.
La Pietra si trova al civico n. 6222 del sestiere di Castello.
La Pietra si trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
Giuseppe Jona
Angelo Levi (Venezia, 11 dicembre 1931) venne arrestato – assieme al padre, la madre e i suoi cinque fratelli – nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Recluso nel Carcere di S. Maria Maggiore, fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. La Pietra d’Inciampo, assieme alle altre della famiglia, ricorda la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
Beatrice Kuhn
In costruzione
Leonella Levi
Leonella Levi (Venezia, 5 marzo 1934) venne arrestata – assieme al padre, la madre e i suoi cinque fratelli – nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusa nel Carcere di S. Maria Maggiore, fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. La Pietra d’Inciampo, assieme alle altre della famiglia, ricorda la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra di trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
Mario Levi
Mario Levi (Venezia, 4 febbraio 1940) venne arrestato – assieme al padre, la madre e i suoi cinque fratelli – nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Recluso nel Carcere di S. Maria Maggiore, fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. La pietra d’inciampo, assieme alle altre della famiglia, ricorda la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 5999 del sestiere di Cannaregio.
Vittorina Levi
Vittorina Levi (Venezia, 16 agosto 1926) venne arrestata – assieme al padre, la madre e i suoi cinque fratelli – nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusa nel Carcere di S. Maria Maggiore, fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. La Pietra d’Inciampo, assieme alle altre della famiglia, ricorda la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
Eugenia Loewenthal
Eugenia Loewenthal, figlia di Moise Loewenthal e Elsa Levi, casalinga vedova di Silvio Polacco, è nata a Trieste il 9 giugno 1880. Venne arrestata da agenti italiani presso la Casa Israelitica di riposo, dove risiedeva con la più anziana sorella Paola, durante la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 e incarcerata a Santa Maria Maggiore. Liberata il 14 dicembre ritornò nella Casa Israelitica di riposo adibita a campo di raccolta per gli ebrei. Da qui, assieme ad altri settanta correligionari, alla fine di dicembre 1943 venne trasferita nel campo di internamento di Fossoli. Eugenia chiese a Pietro Geiringer, ebreo triestino, se avesse dovuto portare anche la sorella, che al momento essendo ultrasettantenne era stata esentata dalla deportazione, le fu sconsigliato di trasferirla. Il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, Eugenia venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio. La sorella Paola venne arrestata nella successiva retata alla Casa Israelitica di riposo, il 17 agosto 1944, trasferita prima alla Risiera di San Sabba e poi deportata ad Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 7 settembre 1944. Anche un altro fratello, Vittorio, arrestato il 9 dicembre 1943 a Trieste, venne assassinato a Auschwitz.
La Pietra di trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Rosalia Luzzatto
Rosalia Luzzatto, figlia di Angelo Luzzatto e Fanny Vitali, casalinga è nata il 10 febbraio 1871. Coniugata con Augusto Coen Porto, venne arrestata da agenti italiani assieme al marito Augusto Coen Porto nella prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 e incarcerata a Santa Maria Maggiore, rilasciati entrambi il 12 dicembre in ragione dell’età, in quanto ultrasettantenni, furono nuovamente arrestati e incarcerati il 30 dicembre 1943 a disposizione del comando delle SS. Letizia Morpurgo, che con lei condivise la cella del carcere, ricorda che era “di una cultura eccezionale ed aveva una memoria prodigiosa. Alla sua età ricordava tutte le poesie imparate da giovane”. Trasferita con il marito nel campo di internamento di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio.
La Pietra si trova al civico n. 5117 del sestiere di Castello.
Elena Mariani
Elena Mariani (Venezia, 6 marzo 1920) fu arrestata da agenti della polizia italiana nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 insieme alla sua famiglia. Reclusa nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore, fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportata ad Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. La Pietra d’inciampo ricorda la sua abitazione, al civico n. 2337 del sestiere di Cannaregio, dalla quale fu portata via nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani; dei familiari deportati solo il fratello Luciano sopravvisse alla Shoah.
La Pietra si trova al civico n. 2337 del sestiere di Cannaregio.
Leo Mariani
Leo Mariani, figlio di Enrico Mariani e Pia Cesana è nato a Venezia il 18 dicembre 1943. Venne arrestato a Venezia assieme alla madre, trasferito al campo di Fossoli fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944. Leo e Umberto Nacamulli sono le vittime più giovani della Shoah veneziana, avendo poco più di due mesi di vita.
La Pietra si trova al civico n. 1600 del sestiere di Cannaregio.
Abramo Melli
Abramo Melli, figlio di Luciano Melli e Annina Foà, nacque a Venezia il 1° agosto 1902. Fu arrestato, assieme alle sorelle Ada, Amalia e Enrichetta tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani; venne incarcerato a Santa Maria Maggiore e poi trasferito al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportato ad Auschwitz dove venne assassinato in data ignota. Anche le sorelle Ada, Amalia e Enrichetta furono deportate ad Auschwitz, dove vennero assassinate in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 996 del sestiere di Cannaregio.
Bellina Melli
Bellina Melli, figlia di Luciano Melli e Annina Foà è nata a Venezia il 30 novembre 1887. Coniugata con Francesco Isacco Mariani, venne arrestata tra il 5 e il 6 dicembre 1943 – assieme al marito, i quattro figli, le due nuore e il nipotino Leo di soli due mesi – durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Anche la madre, Annina Foà, e i suoi quattro fratelli, Ada, Amalia, Enrichetta, Abramo, furono deportati e assassinati ad Auschwitz; dell’intera famiglia solo Luciano sopravvisse alla Shoah.
La Pietra si trova al civico n. 2337 del sestiere di Cannaregio.
Gina Giulia Mieli
In costruzione
Costanza Misano
Costanza Misano, figlia di Davide Misano e Fiorina Di Segni è nata a Roma il 21 ottobre 1906, coniugata con Vittorio Nacamulli. Fu arrestata, assieme al marito e ai due figli, il 5 maggio 1944, molto probabilmente su delazione. Venne prima incarcerata con i familiari a Santa Maria Maggiore e poi trasferita al campo di Fossoli da dove il 26 giugno, con il convoglio n. 13, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 30 giugno 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio.
Franca Muggia
Franca Muggia, figlia di Giuseppe Muggia e Maria Ester Anna Levi, è nata a Venezia il 15 aprile 1909. Nel 1912 la famiglia si trasferisce a Sondrio al seguito del padre come direttore del nuovo ospedale psichiatrico, dove rimane fino al 1931, quando si trasferisce a Bergamo per dirigere l’ospedale psichiatrico.
Con le leggi razziali del 1938 Giuseppe Muggia, e il fratello Giulio anch’egli medico, perdono i loro posti di lavoro. La famiglia Muggia si trasferisce a Venezia, mentre Giulio andò a Torino dalla famiglia della moglie.
Franca Muggia, negli anni a Bergamo, si avvicina all’attività sionistica di Torino, specialmente con i giovani ragazzi, ed è molto influenzata da Leo Levi. Partecipa ad un lungo viaggio in Palestina nel 1932, a cui partecipa anche Carla Malvano, sua futura cognata. Verso la fine del 1939, accompagna in Palestina un gruppo di ragazzi sulla nave Galilea, gli italiani di Tel Aviv – tra cui suo fratello Giulio – cercano di ottenere per Franca un permesso di visita dalle autorità inglesi, però senza successo.
Tornata a Venezia, Franca Muggia continua le sue attività nei campeggi, aiuta i profughi ed in più insegna nella Scuola Ebraica con Giovannina Sullam. Franca, assieme al padre e alla madre, viene arrestata a Venezia durante la prima grande retata degli ebrei nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1943, effettuata da agenti di Pubblica Sicurezza italiani; viene detenuta in carcere a Venezia fino al 31 dicembre 1943 e trasferita al campo di Fossoli, qui rimane fino al 22 febbraio 1944 quando, con il convoglio n° 8 di carri-merci, viene deportata ad Auschwitz dove arriva il 26 febbraio successivo. I genitori vengono gassati all’arrivo mentre Franca supera la selezione.
Le notizie sulla sua sorte sono assai incerte, secondo la testimonianza dei nipoti (trasmessa dal loro padre Giulio) emerge l’ipotesi più probabile sulla fine di Franca: secondo un testimone che ne avrebbe sentito il nome, Franca era ancora viva al momento della liberazione di Auschwitz, ma è morta subito dopo, per debilitazione, in uno dei campi istituiti dalla Croce Rossa per raccogliere e curare gli internati sopravvissuti.
La Pietra si trova al civico n. 506 del sestiere di Cannaregio.
Elena Nacamulli
Elena Nacamulli, figlia di Emilio Nacamulli e Susanna Calimani, nacque a Venezia il 19 gennaio 1916, coniugata con Eugenio Nacamulli. Fu arrestata, assieme alla madre Susanna Calimani e alla figlia Mara, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani e incarcerata a Santa Maria Maggiore; fu trasferita al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota. Anche la madre e la figlia furono deportate ad Auschwitz ed assassinata.
La Pietra si trova al civico n. 1150 del sestiere di Cannaregio.
Mara Nacamulli
Mara Nacamulli, figlia di Eugenio Nacamulli e Elena Nacamulli, nacque a Venezia il 14 aprile 1941. Fu arrestata, assieme alla madre Elena e alla nonna Susanna Calimani, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani e incarcerata a Santa Maria Maggiore; fu trasferita al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota. Anche la madre e la nonna furono deportate ad Auschwitz ed assassinata.
La Pietra si trova al civico n. 5999 del sestiere di Cannaregio.
Wally Nacamulli
Wally Nacamulli (Venezia, 26 agosto 1914) venne arrestata nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti italiani. Reclusa nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportata ad Auschwitz, dove morì in data ignota. La pietra d’inciampo ricorda l’abitazione dove venne catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 515 del sestiere di San Marco.
Amalia Navarro
Amalia Navarro (Venezia, 27 settembre 1917), assieme alla madre e i fratelli Achille e Lina, riuscì a sfuggire ai rastrellamenti del 5/6 dicembre 1943, ma il 5 maggio 1944 tutta la famiglia venne arrestata nella propria abitazione, aò civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio, molto probabilmente su delazione. Dopo un periodo nel carcere di S. Maria Maggiore, furono tutti trasferiti al campo di Fossoli e da qui ad Auschwitz. Separata dalla madre, assieme alla sorella Lina, successivamente venne trasferita in altri campi, da ultimo quello di Theresienstadt dove, il 7 maggio 1945, venne liberata dall’Armata Rossa. Fu tra i pochissimi cittadini ebrei veneziani che sopravvissero alla Shoah. Amalia Navarro è scomparsa nel 2004.
Adolfo Nunes-Vais
Adolfo Nunes-Vais, figlio di Cesare Nunes-Vais e Mary Tayar, nacque a Tripoli (Libia) il 5 aprile 1925. Trasferitosi con la famiglia a Venezia venne arrestato a Como il 17 marzo 1944, trasferito nel campo di transito di Fossoli il 16 maggio 1944 fu deportato ad Auschwitz, successivamente venne trasferito nel lager di Buchenwald e, dal 10 febbraio 1945, in quello di Gross-Rosen dove morì il 15 marzo 1945.
La Pietra si trova al civico n. 3441 del sestiere di Dorsoduro.
Elvira Pardo
Elvira Pardo, figlia di Giuseppe Pardo e Amalia Fano, è nata a Venezia il 29 novembre 1883. Venne arrestata da agenti italiani durante la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943. Trasferita nel campo di internamento di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio.
La Pietra si trova civico n. 2897 del sestiere di Cannaregio.
Gilmo Perlmutter
Gilmo Perlmutter, figlio di Achille Perlmutter e Ida Orefice, nacque a Venezia il 15 marzo 1899, coniugato con Ida Aboaf. Fu arrestato a Luino (Varese) 13 dicembre 1943, trasferito a Milano e il 30 gennaio 1944 fu deportato ad Auschwitz dove venne assassinato in data ignota. La sua famiglia, i figli Bruno e Achille e la moglie Ida Aboaf, vennero arrestati a Venezia e deportati ad Auschwitz, nessuno sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 3958 del sestiere di Cannaregio.
Giacomo Polacco
Giacomo Polacco, figlio di Leone Polacco e Rachele Polacco, di professione antiquario è nato a Venezia il 16 maggio 1883. Coniugato con Alba Polacco venne arrestato tra il 5 e 6 dicembre 1943 nella prima grande retata degli ebrei veneziani e incarcerato a Santa Maria Maggiore. Il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinato all’arrivo il 26 febbraio. I suoi figli Regina e Mosè vennero catturati a Luino (Varese) il 3 dicembre 1943 e deportati ad Auschwitz dove entrambi vennero assassinati. Altri cinque figli – Bice, Giuseppe, Leone, Otto, Pia – invece riuscirono a salvarsi.
La Pietra si trova civico n. 4228 del sestiere di Cannaregio.
Elisa Popper
Elisa Popper, figlia di Leopoldo Popper e Letizia Luzzatto è nata a Trieste il 24 luglio 1893, coniugata con Cesare Salomone Luzzatto. Dopo l’8 settembre 1943, nella speranza di evitare di evitare la deportazione, si trasferì assieme al marito nella casa di cura del dottor Prosdocimo a Marocco di Mogliano (Tv). Qui, il 7 agosto 1944, con il marito Cesare Salomone venne arrestata da agenti tedeschi e italiani, guidati dal delatore Mauro Grini, assieme ad altri degenti ebrei, tra cui la famiglia Vivante di Venezia, ai cui componenti sono state dedicate delle Pietre d’Inciampo nella loro ultima abitazione veneziana. Entrambi furono deportati ed uccisi ad Auschwitz in data ignota.
La Pietra si trova civico n. 2582 del sestiere di Dorsoduro.
Elsa Romanelli
Le sorelle Elsa (Venezia, 12 ottobre 1899) e Raffaella Romanelli (Venezia, 6 dicembre 1897), figlie di Alessandro e Elena Cuzzi, entrambe nubili e casalinghe, vennero arrestate nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Recluse nel Carcere di S. Maria Maggiore furono poi trasferite nel Convitto Marco Foscarini, da dove vennero inviate prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz, entrambe non fecero ritorno.
Ricorda Gabriele Poci: “Sullo stesso pianerottolo della nostra abitazione abitavano due sorelle ebree, le Romanelli. Una notte di dicembre del 1943 sentimmo suonare e subito ci fu una grande confusione. Mio padre si alzò, aprì la porta e vide che c’erano i fascisti. Dopo averle fatte vestire, le fecero scendere con loro. Sapemmo in seguito che le avevano portate con altri ebrei veneziani al liceo Marco Foscarini e che le avrebbero tradotte – così si diceva – in Germania a lavorare. Mio padre andò presto al liceo a trovarle e sentì da loro, che nei tre giorni che erano rimaste lì, non avevano mangiato niente. Facemmo fatica a portargli del cibo perché, essendo in tempo di guerra, con le carte annonarie era tutto razionato. Riuscimmo comunque a consegnar loro delle uova sode e un po’ di patate lesse. Ricordo che, gentili com’erano, ci ringraziarono tanto e ci abbracciarono. Qualche giorno dopo mio padre seppe che dal liceo le avevano trasferite alla stazione ferroviaria S. Lucia per farle partire e volle salutarle. Con lui e mia madre andai anch’io. Gli ebrei erano in tre o quattro vagoni merci, sistemati come mucche o maiali. Riuscimmo a vedere velocemente le nostre vicine e salutarle. Dopodiché i militari tedeschi serrarono le porte dei vagoni, ci fu il fischio del capostazione e il treno partì. Quelle che sentimmo furono le loro ultime parole. Delle due donne, infatti, non sapemmo più niente.”
Le due Pietre d’Inciampo ricordano la loro abitazione, al civico n. 5401/A del sestiere di Cannaregio, dove furono catturate nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
Eugenio Saraval
Eugenio Saraval, figlio di Benedetto Saraval e Elisa Errera, è nato a Milano il 25 settembre 1898. Coniugato con Rosa Sartori, laureato in chimica e farmacia e di professione farmacista, fratello del primario di stomatologia all’Ospedale Civile di Venezia, Umberto Saraval che riuscì a salvarsi dalla Shoah restando nascosto nella soffitta della sua abitazione per quasi due anni. I suoi beni erano stati confiscati con Decreto n. 8879 del 10 aprile 1944. Venne arrestato il 30 ottobre 1944 su delazione di un conoscente veneziano nel suo appartamento, sito sopra alla farmacia in Campiello Santa Maria Nova. All’arresto era presente anche il figlio Anteo che fu salvato grazie alla collaboratrice domestica della famiglia Saraval che lo indicò come appartenente ad una famiglai del vicinato, impedendone l’arresto. Trasferito alla Risiera di San Sabba Eugenio Saraval fu poi deportato nel campo di concentramento di Ravensbrück dove venne assassinato in data ignota.
La moglie Rosa non resse al dolore e poco dopo si tolse la vita.
La Pietra si trova al civico n. 6042 del sestiere di Cannaregio.
Adelaide Scaramella
Adelaide Scaramella Messulam, figlia di Massimo Scaramella Messulam e Anna Perlmutter, nacque a Venezia il 4 giugno 1906. Fu arrestata presumibilmente tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani e incarcerata a Santa Maria Maggiore, rilasciata il 14 dicembre 1943 venne trasferita nella Casa Israelitica di riposo adibita a campo di raccolta per gli ebrei. Il 28 dicembre fu ricoverata presso l’Ospedale psichiatrico di San Servolo, nella sua cartella clinica il 31 dicembre 1943 veniva annotato: “sino dall’ingresso tranquilla e calma. Bene orientata nel tempo, nello spazio e nella persona. Lucida. Dà esattamente conto di sé … Riferisce che gli ultimi avvenimenti razziali l’avevano profondamente turbata e scosso i suoi nervi …”, l’11 gennaio 1944 veniva proposta la dimissione “perché non competente di ricovero”. Successivamente fu trasferita al campo di transito di Fossoli e, con il convoglio n. 8 partito il 22 febbraio 1944, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota.
Anche le figlie Anna e Rosetta, probabilmente nascoste in un collegio, vennero arrestate in data ignota e deportate ad Auschwitz dove furono assassinate il 10 aprile 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2491 del sestiere di Cannaregio.
Emilio Scarpa
Emilio Scarpa nasce a Venezia il 23 ottobre del 1895 da famiglia modesta e molto religiosa. Il padre è ignoto. Ancora ragazzo entra nel Seminario e segue gli studi ecclesiastici, ma poi lascia quella strada e va a Milano ove lavora alla Breda Fucine come operaio. Nel 1923 aderisce al PCdI, ma è espulso perché dopo il primo arresto e la condanna fa domanda di grazia. Infatti, il suo nome era in un elenco di spie caduto nelle mani della direzione generale di PS. Scarpa successivamente lavora nel campo cinematografico come aiuto regista, tecnico di montaggio e riduttore di lungometraggi d’importazione. Nel 1931 è arrestato per aver diffuso volantini antifascisti da lui stesso compilati. È così condannato a tre anni. È trasferito a Lipari poi a Ponza e infine a Cuglieri in Sardegna. È liberato il 29 giugno del 1934. Rientra a Roma, dove è discriminato come antifascista, lavora nel settore del noleggio di pellicole cinematografiche. Nel 1939 presenta alla Biennale di Venezia un interessante documentario dal titolo “Venti anni di film muto in Italia”. Considerato un soggetto pericoloso per l’ordine pubblico, nel 1940 è fermato e, come molti antifascisti, e internato nel campo di concentramento di Istonio Liberato nel 1942, rientra a Milano ed entra in contatto con i vecchi compagni nel MUP. Nel frattempo è assunto dalla Dora Film e come aiuto regista collabora alla realizzazione del lungo metraggio “La casa sul fiume “Durante la Resistenza collabora con il Centro Clandestino Raccolta Notizie costituito dai redattori dell’AVANTI! di Milano che avrà trentaquattro caduti nella lotta partigiana. Dopo l’8 settembre 1943 rientra a Venezia e con Cesare Lombroso fa da raccordo con i compagni milanesi del Mup. In laguna realizza l’unica edizione dell’Avanti! clandestino che è distribuito presso la pasticceria di Tiziano Inguanotto al Ponte del Lovo, nei pressi di Campo S. Luca. È membro del Comitato Militare Regionale Veneto del CLN e svolge un’azione di collegamento con i partigiani del Basso Piave. Per la realizzazione dell’edizione clandestina dell’Avanti in laguna il 13 settembre 1944, assieme a tutto il gruppo socialista, viene arrestato da agenti della Pubblica Sicurezza, il 13 settembre 1944. Incarcerato a Santa Maria Maggiore alle 6 del mattino del 27 ottobre 1944 dal carcere alla volta del campo di concentramento di Bolzano parte un camion carico di merci. Sul cassone vengono fatti salire, ammanettati, anche 7 detenuti: Emilio Sorteni, Emilio Scarpa, Ettore Marella, Luigi Gregianin, Giulio Andrioli, Arturo Uttieri e Maria Zannier Raicevich. Dopo una sosta a Verona il camion giunge alle 18 in via Resia. Qui viene immatricolato con il n. 6071. Il 14 dicembre 1944 viene deportato nel campo di Mauthausen, dove morirà il 15 settembre 1945 in Austria in seguito alle privazioni patite nel campo.
La Pietra si trova al civico n. 4672 del sestiere di San Marco.
Nives Servadio
La famiglia Bassani – Edgardo (Ferrara, 27 novembre 1893), Nives Servadio (Ferrara, 16 febbraio 1899), Franco (Venezia, 18 settembre 1923) e Tina (Venezia, 3 giugno 1929) – vennero arrestati il 1° dicembre a Como alla frontiera Italo-svizzera alla ricerca di un rifugio sicuro; furono tutti incarcerati prima a Como e poi a Modena, trasferiti nel campo di Fossoli furono deportati ad Auschwitz con il convoglio del 22 febbraio 1944. Nessuno fece ritorno. La Pietra è collocata nella loro ultima residenza nota, i nomi della famiglia sono anche riportati nella targa dedicata ai lidensi caduti dal 1940 al 1945 apposta su un cippo davanti al Tempio Votivo.
La Pietra si trova in Via Orso Partecipazio 4 al Lido di Venezia.
Vittoria Tedeschi
In costruzione
Emilio Todesco
Emilio Todesco (Venezia, 17 luglio 1928), figlio di Eugenio Todesco e Ida Dina, venne arrestato a Carpi (Mo) l’8 febbraio 1944 (probabilmente nel campo di internamento di Fossoli dove presumibilmente era stato trasferito da Venezia assieme a tutta la famiglia). Il 22 febbraio 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e, dal 26 gennaio 1945, in quello Buchenwald dove venne assassinato il 14 marzo 1945. Nessun membro della famiglia è sopravvissuto alla Shoah.
La Pietra di trova al civico n. 1991 del sestiere di San Marco.
Marco Todesco
I coniugi Adele Dina (Venezia, 26 giugno 1890) e Marco Todesco (Venezia, 11 novembre 1891) vennero arrestati con il figlio Alberto Leone (Venezia, 22 ottobre 1930) nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana insieme a circa 150 membri della Comunità Ebraica veneziana. Reclusi nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore, furono inviati prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportati ad Auschwitz, da dove nessuno fece ritorno. Le tre Pietre d’Inciampo ricordano la loro abitazione, al civico n. 3399/a del sestiere di Cannaregio,dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
Guglielmo Trabacchin
Guglielmo Trabacchin, nacque a Zelarino (Venezia) il 7 novembre 1912.
Soldato del 24° Reggimento di Fanteria, dopo l’Armistizio, ne segue probabilmente le sorti. Inserito nell’XI Corpo d’Armata, con il 23° Reggimento di Fanteria e il 6° Reggimento di Artiglieria da Montagna, assieme ad altri reparti minori, formava la cosiddetta Divisione “Isonzo”. In particolare, il 24° Reggimento di Fanteria era disposto nella zona Novo-Mesto Kostanjevica.
Dopo l’8 settembre, mentre alcuni reparti della Divisione sbandarono, la restante truppa tentò di ripiegare verso Fiume (costretta via via a cedere le armi ai partigiani) fino allo scioglimento l’11 settembre 1943 e la resa ai tedeschi presso Kočevje. Guglielmo, come tutti i soldati italiani catturati sui vari fronti dai tedeschi, rifiutando l’arruolamento nelle forze naziste, il 20 settembre perderà anche ogni tutela prevista dagli accordi internazionali per i prigionieri di guerra diventando IMI (Internato Militare Italiano).
Deportato, sarà internato e immatricolato nello Stalag I B di Hohenstein (Prussia Orientale) col numero 2008. Trasferito allo Stalag X B di Sandbostel, sarà poi decentrato all’arbeitskommando n° 1470 Dessauer Ufer, situato all’interno del porto di Amburgo, sotto-campo del campo di concentramento di Neuengamme. Qui ad Amburgo morirà per malattia il 6 settembre 1944 e sarà inumato in prima sepoltura nel cimitero del quartiere Ohlsdorf, come risulta da una lista di 431 internati deceduti del Distretto Militare X° pervenuta nel dopoguerra all’Ufficio Informazioni Vaticano.
Esumato e traslato nel Cimitero militare Italiano d’onore di Amburgo (Öjendorf), dovrebbe essere ancora qui tumulato alla posizione tombale: riquadro 5, fila A, tomba 21.
La Pietra si trova a Mestre in Via Terraglietto 12.
Carlo Vitta
Carlo Vitta, figlio di Giuseppe Vitta e Clementina Landau è nato a Venezia il 31 dicembre 1891. Venne arrestato, assieme ai fratelli Marco Ettore e Emma, tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferito al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinato il 21 gennaio 1945.
La Pietra si trova al numero civico 1033 del sestiere di San Marco.
Alba Vivante
Alba Vivante (Venezia, 10 settembre 1872) venne arrestata presso la Casa di riposo Prosdocimo a Marocco di Mogliano (Tv) il 7 agosto 1944 da agenti tedeschi, guidati dal delatore Mauro Grini, assieme alle sorelle Anna e Ida e al fratello Costante venuto a farle visita. Fu inviata prima al campo di S. Sabba a Trieste quindi deportata ad Auschwitz, dove venne assassinata in data ignota. La Pietra d’Inciampo ricorda l’ultima abitazione veneziana; nessuno della famiglia sopravvisse. Il 31 gennaio 2024, davanti alla ex Casa di cura Prosdocimo a Marocco di Mogliano, sono state posate quattro Pietre dedicate ai fratelli Vivante.
La Pietra si trova al civico n. 6039 del sestiere di Castello.
Costante Vivante
Costante Vivante (Venezia, 29 giugno 1878) venne arrestato presso la Casa di riposo Prosdocimo a Marocco di Mogliano mentre era in visita alle sorelle il 7 agosto 1944 da agenti tedeschi, guidati dal delatore Mauro Grini, assieme alle sorelle Alba, Anna e Ida. Fu inviato prima al campo di S. Sabba a Trieste quindi deportato ad Auschwitz, dove venne assassinato in data ignota. La Pietra d’Inciampo ricorda l’ultima abitazione veneziana; nessuno della famiglia sopravvisse. Il 31 gennaio 2024, davanti alla ex Casa di cura Prosdocimo a Marocco di Mogliano Veneto, sono state posate quattro Pietre dedicate ai fratelli Vivante.
La Pietra si trova al civico n. 6039 del sestiere di Castello.
Arciso Vivian
Arciso Vivian, figlio di Antonio e Maria Cabianca, nasce il 30 agosto 1922 a Favaro Veneto, risiedendo in Via Gobbi 358. Soldato dell’11° Reggimento di Fanteria viene fatto prigioniero dai tedeschi l’8 settembre 1943 ed internato, con il numero di matricola 106391, nello Stalag II D di Stargard in Pomerania (ora nel Voivodato della Pomerania Occidentale in Polonia) a circa 30 chilometri ad est di Stettino. Successivamente viene trasferito allo Stalag VI D di Dortmund ed impiegato presso il Comando di lavoro n° 1050 di Dortmund-Brackel. Muore per malattia il 21 maggio 1944 a Dortmund-Brackel e viene inumato nel Cimitero centrale di Dortmund (reparto per prigionieri di guerra) alla posizione tombale campo 11, tomba n° 86). Viene successivamente esumato e traslato nel Cimitero militare italiano d’onore di Francoforte sul Meno (Germania), alla posizione tombale riquadro O, fila 13, tomba 18.
La documentazione consultata riporta la sua abitazione al n. civico 358 di Via Gobbi, allo stato attuale però non esiste più il civico segnalato, pertanto si è deciso di posare la Pietra in Piazza Pastrello davanti alla sede della Municipalità di Favaro Veneto.
Giuditta Aboaf
Giuditta Aboaf (Venezia, 8 maggio 1894), assieme ai figli Achille, Lina e Amalia, riuscì a sfuggire ai rastrellamenti del 5/6 dicembre 1943, ma il 5 maggio 1944 tutta la famiglia venne arrestata nella loro abitazione, molto probabilmente su delazione. Dopo un periodo nel carcere di Santa Maria Maggiore, Giuditta Aboaf, assieme ai figli, fu trasferita al campo di Fossoli e da qui, il 26 giugno 1944 con il convoglio n. 13, deportata al campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata in data ignota.
La Pietra di trova al civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio.
Salomone Aboaf
Salomone Aboaf (Venezia, 3 maggio 1868) venne arrestato il 17 agosto 1944 nella Casa Israelitica di riposo assieme ad altri venti ospiti, nel corso della seconda grande retata contro gli ebrei veneziani. Inviato prima al campo di S. Sabba a Trieste e quindi deportato ad Auschwitz, dove venne assassinato il 7 settembre 1944 all’arrivo del convoglio. La Pietra d’Inciampo ricorda la sua ultima abitazione prima del ricovero presso la Casa di riposto.
La Pietra di trova al civico n. 1223 del sestiere di Cannaregio.
Ada Ancona
Ada Ancona, figlia di Angelo Ancona e Fortunata Sacerdoti è nata a Venezia l’8 febbraio 1873. Ospite della Casa Israelitica di riposo venne arrestata durante la prima grande retata degli ebrei veneziani tra il 5 e il 6 dicembre 1943, fu trasferita nel campo di Fossoli e, nel febbraio 1944, deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. La sorella Ida, anch’essa ospite della Casa di riposo, venne arrestata il 17 agosto 1944 e, nel settembre 1944, deportata ad Auschwitz dove fu assassinata in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Fernanda Ascoli
Fernanda Ascoli (Venezia, 9 novembre 1883), figlia di Prospero Ascoli e Enrichetta Orefice venne arrestata il 6 ottobre 1944, assieme ad altri degenti, ricoverati all’Ospedale Civile di Venezia; non vi è nessuna notizia sul luogo della deportazione né sulla data della morte. All’Ospedale Civile nel 2018 è stata posata una Pietra in ricordo dei pazienti ebrei deportati.
La Pietra si trova al civico n. 3242 del sestiere di San Marco e ricorda l’ultima abitazione prima del ricovero ospedaliero.
Bruno Bassani
Bruno Bassani (Bologna, 30 dicembre 1912), figlio di Edoardo Bassani e Giuditta Ascoli, venne arrestato il 5 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani, deportato ad Auschwitz e successivamente nel campo di Buchenwald dove venne assassinato in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 5393 del sestiere di Castello.
Franco Bassani
La famiglia Bassani – Edgardo (Ferrara, 27 novembre 1893), Nives Servadio (Ferrara, 16 febbraio 1899), Franco (Venezia, 18 settembre 1923) e Tina (Venezia, 3 giugno 1929) – vennero arrestati il 1° dicembre a Como alla frontiera Italo-svizzera alla ricerca di un rifugio sicuro; vennero tutti incarcerati prima a Como e poi a Modena, trasferiti nel campo di Fossoli furono deportati ad Auschwitz con il convoglio del 22 febbraio 1944. Nessuno fece ritorno. La Pietra è collocata nella loro ultima residenza nota, i nomi della famiglia sono anche riportati nella targa dedicata ai lidensi caduti dal 1940 al 1945 apposta su un cippo davanti al Tempio Votivo.
La Pietra si trova in Via Orso Partecipazio 4 al Lido di Venezia.
Bruno Basso
Bruno Basso, figlio di Vasco Basso e Rosa Bassani, è nato a Venezia il 23 aprile 1923. Di professione impiegato venne arrestato a Venezia il 18 agosto 1944 e incarcerato a Santa Maria Maggiore. Fu trasferito prima alla Risiera di San Sabba di Trieste, il 2 settembre 1944, con il convoglio n. 37T, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove, secondo la scheda pubblicata dal Cdec, venne assassinato il 31 gennaio 1945.
Successiva documentazione ha certificato che da Auschwitz venne trasferito prima nel campo di Sachsenhausen e, dal novembre 1944, a Buchenwald dove presumibilmente trovò la morte.
La Pietra di trova al civico n. 1135 del sestiere di Cannaregio.
Giuseppe Boralevi
Giuseppe Boralevi, figlio di Ernesto Boralevi e Bice Sara Clerle è a Venezia il 28 settembre 1880, coniugato con Dirce Todesco. Venne ricoverato all’Ospedale psichiatrico di San Servolo il 26 novembre 1943, proveniente dalla Casa di salute Fatebenefratelli. L’11 ottobre 1944 venne arrestato assieme ad altri cinque degenti ebrei, tra cui il cognato Giuseppe Todesco, nel quadro dei rastrellamenti in tutti i nosocomi cittadini. Nella sua cartella clinica si può leggere: “Oggi d’ordine del Comando S.S. Germanico, la Questura della Repubblica [Sociale] Italiana ha ritirato il malato nonostante che il direttore abbia fatto presente: 1° che egli è regolarmente ricoverato a norma di legge, 2° che ha ancora bisogno di cura e custodia manicomiale, 3° che è malato di cuore e che quindi non può affrontare viaggi e disagi senza grave danno per la sua salute. Detta autorità non ha creduto di tenere alcun conto di queste obbiezioni”. Come il cognato, Giuseppe Todesco, anch’esso degente presso San Servolo, venne poi trasferito a Trieste alla Risiera di San Sabba e assassinato in data e luogo ignoto. La pietra ricorda la sua ultima abitazione, al civico n. 512 del sestiere di San Marco, prima del ricovero.
Ai pazienti deportati dall’Ospedale psichiatrico di San Servolo e dall’Ospedale Civile sono state dedicate due Pietre d’inciampo collettive, consultabili in questa mappa.
Romano Brussato
Romano Brussato (Venezia, 1° agosto 1914) restò orfano di padre giovanissimo. Nel 1935 venne assunto come operaio alle Leghe Leggere di Porto Marghera; nel 1936 prestò servizio militare a Bolzano. Richiamato alle armi nel 1942, come carrista, fu assegnato alla caserma Mazzini di Bologna. Il 9 settembre 1943 venne catturato dalle truppe tedesche e deportato nel campo di Fallingbostel rifiutandosi di aderire alla Repubblica sociale italiana. Trasferito in altri campi di concentramento morì a Bergen-Belsen il 7 novembre 1944. Romano Brussato è sepolto nel Cimitero italiano d’onore ad Amburgo.
La Pietra si trova al civico n. 1154 del sestiere di San Polo.
Rita Calimani
Rita Calimani (Venezia, 31 dicembre 1892) venne arrestata nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme al marito Girolamo Segré e la figlia Nedda. Reclusa nel Carcere di S. Maria Maggiore fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportata ad Auschwitz, dove morì il 26 febbraio 1944. La pietra d’inciampo ricorda la sua abitazione dove venne catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani; nessuno della famiglia sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 515 del sestiere di San Marco.
Gisella Campos
Carlotta Cantoni, figlia di Giuseppe Cantoni e Virginia Leoni è nata a Vicenza il 20 dicembre 1883. Vedova di Umberto Silva. Venne arrestata da agenti italiani durante la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 e incarcerata a Santa Maria Maggiore fino al 12 settembre, poi probabilmente venne trasferita alla Casa Israelitica di riposo che funzionava come campo di raccolta. Trasferita nel campo di internamento di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio.
La Pietra si trova al civico n. 2984 del sestiere di Cannaregio.
Carlo Caselli
Carlo Caselli, figlio di Vittorio e Marina Crocetta, è nato a Venezia il 23 settembre 1908, celibe nel registro delle carceri la sua professione viene genericamente definita come “dottore”. Venne arrestato a Venezia il 2 ottobre 1944 per motivi di pubblica sicurezza su ordine del comando delle SS. Incarcerato a Santa Maria Maggiore, il 6 ottobre fu trasferito e internato nel campo di concentramento e transito di Bolzano (Polizei – und Durchgangslager Bozen). Il 14 dicembre 1944 venne deportato a Mauthausen dove trovò la morte il 4 marzo 1945.
La Pietra si trova al civico n. 2283 del sestiere di San Polo.
Edoardo Cipulat
Edoardo Cipulat, figlio di Amulio e Stefania Perazzo è nato a Trieste il 18 maggio 1925, dal gennaio 1942 con la famiglia si trasferisce a Verona. Studente, risiede a Venezia in una abitazione adiacente a Rio Marin. Non sappiamo i motivi per cui lasciò la città, molto probabilmente per sfuggire ai bandi di leva della Repubblica sociale italiana. Il 7 aprile 1944 vene arrestato nel goriziano e detenuto nel carcere politico di Gorizia. Il 12 maggio 1944, con il trasporto n° 44, viene deportato nel Campo di concentramento di Dachau All’arrivo, il 14 maggio 1944 gli viene assegnato il numero di matricola 68065 e classificato come deportato per motivi precauzionali (SCH – Schutzhäftlinge), venendo poi assegnato al Blocco 25. Il 6 dicembre 1944 venne ricoverato presso l’infermeria di Dachau (Revier). Muore a Dachau il 28 marzo 1945.
Nella seconda metà degli anni ’50 il Ministero della Difesa riesce a rintracciarne le spoglie, che vengono esumate e traslate nel Cimitero militare italiano d’onore di Monaco di Baviera (Waldfriedhof) alla posizione tombale riquadro 5, fila 14, tomba 3.
La Pietra si trova al civico n. 899/B del sestiere di Santa Croce.
Adele Coen
Le sorelle Adele e Alice Coen, figlie di Raffaele Coen e Giulia Tolentino, sono nate a Trieste rispettivamente il 4 maggio 1881 e il 1° gennaio 1873. Nubili e casalinghe, entrambe vennero arrestate durante la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 e incarcerate a Santa Maria Maggiore, rilasciate entrambe il 12 dicembre probabilmente furono ristrette nella Casa Israelitica di riposo che funzionava come campo di raccolta per gli ebrei. Da qui, nonostante Adele fosse ultrasettantenne, assieme ad altri settanta correligionari alla fine di dicembre 1943 vennero trasferite nel campo di internamento di Fossoli. Il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, furono deportate nel campo di sterminio di Auschwitz dove vennero assassinate all’arrivo il 26 febbraio.
La Pietra si trova al civico n. 6664/A del sestiere di Castello.
Augusto Coen Porto
Augusto Coen Porto, figlio di Mosè Coen Porto e Aristea Colorni, è nato a Venezia l’8 luglio 1869. Coniugato con Rosalia Luzzatto, di professione medico venne arrestato assieme alla moglie durante la prima grande retata degli ebrei veneziani nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1943 e incarcerato a Santa Maria Maggiore, rilasciati entrambi il 12 dicembre in ragione dell’età, in quanto ultrasettantenni, furono nuovamente arrestati e incarcerati il 30 dicembre 1943 a disposizione del comando delle SS. Trasferito a Fossoli, venne deportato, assieme alla moglie, nel campo di sterminio di Auschwitz: entrambi furono assassinati in data ignota. Stessa sorte per i due suoi fratelli Amelia e Vittorio, a cui sono dedicate due Pietre al civico 2313 del sestiere di San Marco.
La Pietra si trova al civico n. 5117 del sestiere di Castello.
Bellina Lina Colorni
Bellina Lina Augusta Colorni, figlia di Benedetto Colorni e Emma Coen Porto è nata in Italia a Mantova il 10 marzo 1892. Venne arrestata da agenti di Pubblica Sicurezza italiani durante la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 e incarcerata a Santa Maria Maggiore, da dove venne rilasciata il 12 dicembre. Molto probabilemente fu trasferita alla Casa Israelitica di riposo, adibita a centro raccolta per ebrei, e successivamente trasferita nel campo di internamento di Fossoli. Il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 8, venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio.
La Pietra si trova al civico n. 2151 del sestiere di San Marco.
Davide De Leon
Davide De Leon, figlio di Leone De Leon e Anna Bassan, nacque a Venezia il 23 ottobre 1876. Ospite della Casa Israelitica di riposo fu arrestato tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani e incarcerato a Santa Maria Maggiore; fu trasferito al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportato ad Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944. Anche la sorella Rosa, pure lei ospitata nella Casa Israelitica di riposo, fu deportata ad Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Anna Dina
Anna Dina (Venezia, 8 febbraio 1936), figlia di Mario Dina e Rosita Corinaldi, venne arrestata nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme al padre e ai suoi tre fratelli; la madre, Rosita Corinaldi, fu arrestata qualche giorno dopo il 14 dicembre 1943, mentre la nonna Elena Fano Corinaldi venne arrestata il 5 giugno 1944. Reclusa nel carcere di S. Maria Maggiore venne trasferita prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Le sette Pietre d’Inciampo ricordano l’abitazione della famiglia Dina, dove, in gran parte, fu catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 5999 del sestiere di Cannaregio.
Leone Dina
Leone Dina (Venezia, 19 ottobre 1942), figlio di Mario Dina e Rosita Corinaldi, venne arrestato nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme al padre e ai suoi tre fratelli; la madre, Rosita Corinaldi, fu arrestata qualche giorno dopo il 14 dicembre 1943, mentre la nonna Elena Fano Corinaldi venne arrestata il 5 giugno 1944. Recluso nel carcere di S. Maria Maggiore venne trasferito prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Le sette Pietre d’Inciampo ricordano l’abitazione della famiglia Dina, dove, in gran parte, fu catturata nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 5999 del sestiere di Cannaregio.
Ida Dina Todesco
Ida Dina (Venezia, 7 ottobre 1897), figlia di Leone Dina e Giuseppina Polacco, coniugata con Eugenio Todesco venne arrestata il 5 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita assieme alla famiglia nel campo di Fossoli, nel febbraio 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata in data ignota. Nessun membro della famiglia è sopravvissuto alla Shoah.
La Pietra di trova al civico n. 1991 del sestiere di San Marco.
Giuseppe Fano
Giuseppe Fano (Venezia, 20 ottobre 1870) figli di Emanuele Fano e Eva Forti, celibe e di professione avvocato. Nel 1938, a seguito delle leggi razziali, venne radiato dall’Ordine. Il suo nome, assieme ad altri 34 avvocati veneziani, è impresso nella targa disvelata l’11 gennaio 2023 alla Cittadella della Giustizia, a Piazzale Roma, su iniziativa del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, per ricordare i colleghi cancellati dall’Albo per effetto delle leggi razziali del 1938. Venne arrestato, assieme al fratello Giulio, nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1943 e incarcerato a Santa Maria Maggiore, fu rilasciato il 12 dicembre probabilmente in ragione dell’età avanzata. Il 5 giugno 1944, molto probabilmente per delazione, fu nuovamente arrestato, assieme al fratello Giuseppe e la sorella Elena, e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, con il convoglio del 2 agosto 1944 partito da Verona, dove venne assassinato all’arrivo il 6 agosto 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2055 del sestiere di San Marco.
Fanny Finzi
Fanny Finzi, figlia di Angelo Finzi e Elvira Bassani, nacque a Venezia il 20 aprile 1868. Fu arrestata a Venezia tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani e incarcerata a Santa Maria Maggiore, rilasciata venne nuovamente arrestata il 16 giugno 1944, trasferita nel campo di transito di Fossoli il 1° agosto 1944, con il convoglio n. 9, fu deportata ad Auschwitz dove venne assassinata il 6 agosto 1944. Sulla sua figura e attività di musicista si vedano le note biografiche redatte da Celeste Sartori, studentessa del Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia > https://www.iveser.it/wp-content/uploads/2022/01/Fanny-Finzi.pdf
La Pietra si trova al civico n. 2494 del sestiere di San Marco.
Annina Foà Melli
Annina Foà (Venezia, 15 giugno 1863), figlia di Girolamo Foà e Enrichetta Silva e coniugata con Luigi Melli, venne arrestata a Venezia il 17 agosto 1944 durante la retata degli ospiti della Casa Israelitica di riposo, tutti ultrasettantenni. Detenuta nel campo di S. Sabba a Trieste fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz e uccisa all’arrivo il 7 settembre 1944. Anche i suoi 5 figli furono deportati ad Auschwitz, nessuno sopravvisse. La pietra d’inciampo ricorda la sua ultima abitazione prima del ricovero alla Casa di riposo.
La Pietra si trova al civico n. 1232 del sestiere di Cannaregio.
Giuditta Forti
Giuditta Forti, figlia di figlia di Girolamo Forti e Fiorina Canarutto, nacque a Venezia il 23 maggio 1870. Fu arrestata il 17 agosto 1944, assieme ad altri venti anziani ospiti della Casa Israelitica di riposo; trasferita alla Risiera di San Sabba, il 2 settembre 1944 fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 7 settembre 1944.
La Pietra si trova al civico n. 2874 del sestiere di Cannaregio.
Angelo Grassini
Angelo Grassini, figlio di Raffaele Grassini e Lina Nacamulli, nacque a Venezia il 13 dicembre 1933. Grazie alla collaborazione di una famiglia amica cattolica, Angelo e i suoi familiari riuscirono a sottrarsi all’arresto tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. La mattina del 6 dicembre furono informati dell’arresto dei nonni paterni e, sebbene sconsigliati, vollero raggiungerli al centro di detenzione temporaneo per gli ebrei presso il Convitto nazionale “Marco Foscarini”, dove vennero trattenuti, questo il ricordo del suo amico e coetaneo Loris Volpato:
“Un giorno mia madre e mia zia Mary decisero di andare a trovarli e portarono anche me e mia sorella. Andammo al Foscarini, la grande sala era piena di gente, una visione che non dimenticherò mai. I volti delle persone fermate erano tesi; quelli dei grandi esprimevano preoccupazione e paura, i bambini erano stanchi e in lacrime. Intanto mia madre aveva trovato i nostri amici; fu allora che un questurino le diede un consiglio: “Quando andrà via porti anche i piccoli della signora”. Purtroppo la mamma non accettò di separarsene: “Io non ho fatto nulla di male, perché dovrei privarmene?”.
Angelo Grassini successivamente fu trasferito al campo di transito di Fossoli, per il giorno di Natale gli fu consentito di tornare a Venezia, questa la testimonianza di un altro suo amico, Paolo Revoltella:
“Il giorno di Natale del ’43 è stato terribile. Vado ad aprire… e vedo Angelo che mi fissa ma non mi sorride. Mi giro. Un signore in borghese con i baffetti mi chiede se in casa c’è mio padre. Lo vado a chiamare, chiarisce la questione con lui ed entrano nell’appartamento. Vengo a sapere che al campo di Fossoli vogliono far passare un felice Natale a quel povero bambino ebreo in una buona famiglia che lo potrà accogliere senza esitazioni.
Angelo non mi sfiorava nemmeno con lo sguardo. Se ne stava seduto lì, immobile, a fissare un punto della parete. Era lontano e io ero sordo ai suoi urli, cieco alla sua sofferenza, muto ai suoi sentimenti e lui guardava lontano lontano. Gli ho portato il suo monopattino, quello che invidiavo tanto, ma lui niente. Poi ci sedemmo a tavola e non mangiò nulla.
Mio padre cercò di corrompere il poliziotto a lasciare in casa il ragazzo ma quel signore con un sorriso spento disse che, se non avesse riportato indietro Angelo, avrebbero ucciso sua moglie e sua figlia prese in ostaggio per precauzione. Non c’era niente da fare. Angelo era già stato ucciso. Era già morto, chiuso e inespressivo. Non c’era più niente da fare già prima. Non mi salutò nemmeno”
Riportato a Fossoli il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, fu deportato ad Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944.
Il padre, la madre e la sorella vennero deportati anch’essi ad Auschwitz, nessuno sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 2697/B del sestiere di Cannaregio.
Mirna Grassini
Mirna Grassini, figlia di Raffaele Grassini e Lina Nacamulli, nacque a Venezia il 21 aprile 1938. Fu arrestata, assieme al padre, la madre e il fratello Angelo, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata contro degli ebrei veneziani. Venne poi trasferita al centro di detenzione temporaneo per ebrei presso il Convitto nazionale “Marco Foscarini”, questo il ricordo del suo amico e coetaneo Loris Volpato:
“Un giorno mia madre e mia zia Mary decisero di andare a trovarli e portarono anche me e mia sorella. Andammo al Foscarini, la grande sala era piena di gente, una visione che non dimenticherò mai. I volti delle persone fermate erano tesi; quelli dei grandi esprimevano preoccupazione e paura, i bambini erano stanchi e in lacrime. Intanto mia madre aveva trovato i nostri amici; fu allora che un questurino le diede un consiglio: “Quando andrà via porti anche i piccoli della signora”. Purtroppo la mamma non accettò di separarsene: “Io non ho fatto nulla di male, perché dovrei privarmene?”.
Mirna Grassini successivamente fu trasferita al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n.3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Il padre, la madre e il fratello vennero deportati anch’essi ad Auschwitz, nessuno sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 2607/B del sestiere di Cannaregio
Anna Jarach
Anna Jarach, figlia di Davide Jarach e Clara Jarach è nata in Italia a Venezia il 28 ottobre 1874. Nubile, dal 25 settembre 1940 era ricoverata presso l’Ospedale psichiatrico di San Clemente, venne arrestata il 6 ottobre 1944, assieme ad altri quattro degenti ebrei nel quadro dei rastrellamenti nei nosocomi veneziani. Trasportati nella Sala custodia dell’Ospedale civile furono tutti trasferiti alla Risiera di San Sabba di Trieste, dove il 30 ottobre 1944 furono uccisi per aver dichiarato di non poter sopportare il viaggio di deportazione.
La Pietra si trova al civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio.
Arrigo Jesurum
Arrigo Jesurum (Venezia, 22 giugno 1886), figlio di Napoleone Jesurum e Clementina Ancona, coniugato con Elvira Starita venne arrestato, assieme alle figlie Jole e Marisa, su delazione il 4 novembre 1944 a Pianiga (Venezia) dove aveva cercato rifugio dalle persecuzioni. Fu trasferito nella Riviera di San Sabba di Trieste e da qui il 28 novembre 1944 deportato nel campo di concentramento di Ravensbrück dove venne assassinato in data ignota. Nessuno della famiglia è sopravvissuto alla Shoah
La Pietra di trova al civico n. 6222 del sestiere di Castello.
Gilda Jesurum Foà
Gilda Jesurum, figlia di Napoleone Jesurum, è nata a Venezia il 19 giugno 1884. Coniugata con Gabriele Foà, venne arrestata a Torino, tradotta nel campo di Fossoli il 22 febbraio 1944 fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. La Pietra è stata collocata davanti alla sua ultima abitazione veneziana.
La Pietra si trova al civico n. 2047 del sestiere di Santa Croce.
Raffaele Leghziel
In costruzione
Aldo Levi
Aldo Levi, figlio di Aronne Levi e Carolina Pesaro nacque a Venezia il 21 gennaio 1900. Fu arrestato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata contro gli ebrei veneziani; fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz dove venne assassinato in data ignota. La famiglia del fratello Ugo Beniamino, otto persone, venne catturata nella stessa occasione e sterminata ad Auschwitz.
La Pietra si trova al civico n. 105 del sestiere di Cannaregio.
Lina Levi
Vittorina Levi (Venezia, 16 agosto 1926) venne arrestata – assieme al padre, la madre e i suoi cinque fratelli – nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusa nel Carcere di S. Maria Maggiore, fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. La Pietra d’Inciampo, assieme alle altre della famiglia, ricorda la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
Silvana Alda Levi
Silvana Alda Levi (Venezia, 11 gennaio 1928) venne arrestata – assieme al padre, la madre e i suoi cinque fratelli – nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Reclusa nel Carcere di S. Maria Maggiore, fu inviata prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz: nessuno dell’intera famiglia fece ritorno. La Pietra d’Inciampo, assieme alle altre della famiglia, ricorda la loro abitazione, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
La Pietra si trova al civico n. 1156 del sestiere di Cannaregio.
Augusto Levi Minzi
Augusto Levi Minzi (Padova il 2 marzo 1869), figlio di Giuseppe Levi Minzi e Regina Fano e coniugato con Giuseppina Polacco, venne arrestato il 17 agosto 1944 assieme agli altri ospiti della Casa Israelitica di riposo di a Venezia. Trasferito alla Risiera di S. Sabba il 2 settembre 1944 fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz dove, il 7 settembre 1944, venne assassinato. La Pietra ricorda la sua ultima abitazione prima del ricovero alla Casa di riposo.
La Pietra si trova al civico n. 2198 del sestiere di Cannaregio.
Lidia Lopes Pegna
Lidia Lopes Pegna, figlia di Davide Lopes Pegna e Carlotta Riva è nata a Firenze il 17 febbraio 1919. Coniugata con Luciano Mariani, venne arrestata, assieme al marito, tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 1603 del sestiere di Cannaregio.
Ettore Marella
Ettore Marella (Venezia, 28 febbraio 1892), di professione tipografo, dopo l’8 settembre 1943 collaborò con il gruppo socialista veneziano, in particolare Emilio Scarpa, Eugenio Fochessato, Emilio Sorteni, e Tiziano Inguanotto. Il negozio di quest’ultimo, una pasticceria al ponte del Lovo, fu un punto d’incontro e di riferimento per partigiani e il centro di raccolta e smistamento della stampa socialista sia proveniente da Milano e sia di quella locale.
Nel settembre del 1944 tutto il gruppo venne arrestato e tradotto nelle carceri di Santa Maria Maggiore. Alle 6 del mattino del 27 ottobre 1944 dal carcere di Venezia alla volta del campo di concentramento di Bolzano partì un camion carico di merci. Sul cassone vennero fatti salire, ammanettati, anche sette detenuti: Emilio Sorteni, Emilio Scarpa, Ettore Marella, Luigi Gregnanin, Giulio Andrioli, Arturo Uttieri e Maria Zannier Raicevich. Dopo una sosta a Verona il camion giunge alle 18 in via Resia. Il 20 novembre 1944, assieme ad altri 380 internati fra cui tutti gli ebrei, fu deportato a Mauthausen, ricorda Sorteni “povero Marella! Dopo parecchio tempo di vita comune, di rischi, di traversie, di patimenti comuni, ci separiamo e non sappiamo per quanto tempo, e se o quando ci rivedremo! Non ho potuto far niente per lui perché sprovvisto di tutto anch’io come lui e ho dovuto accontentarmi di salutarlo di lontano con la mano perché è vietato avvicinarsi ai partenti”. Ettore Marella venne assassinato il 10 aprile 1945.
La Pietra di trova al civico n. 1063 del sestiere di San Marco.
Enrico Mariani
Enrico Mariani (Venezia, 9 giugno 1912) venne arrestato nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme alla moglie Pia Cesana, il figlio Leo (nato il 18 dicembre 1943), il padre, la madre e i fratelli Ada, Elena e Luciano. Recluso nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore, fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportato ad Auschwitz, dove morì il 18 gennaio 1945. La Pietra d’Inciampo ricorda la sua abitazione, nella quale venne catturato nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani; dei familiari deportati solo il fratello Luciano sopravvisse alla Shoah. Alla moglie e al figlio sono state dedicate due Pietre, al civico 1600 di Cannaregio, nel gennaio 2020.
La Pietra si trova al civico n. 2337 del sestiere di Cannaregio.
Luciano Mariani
Luciano Mariani (Venezia, 19 agosto 1913) venne arrestato nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme alla moglie Lidia Lopes Pegna, al padre Francesco Isacco, la madre Bellina Melli, i fratelli Enrico, Ada Elena, Elena, la cognata Pia Cesana e il nipotino Leo di soli due mesi. Recluso nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore, fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e, il 22 febbraio 1944 con il convoglio n. 8, deportato ad Auschwitz, dove fu adibito al lavoro forzato nella grande fabbrica di gomma sintetica la Buna. Il 27 gennaio 1945 fu liberato dalle truppe sovietiche. La Pietra d’Inciampo ricorda la sua abitazione, nella quale venne catturato nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani. Di tutti i familiari deportati Luciano è l’unico ad essere sopravvissuto alla Shoah, di lui si conservano due lettere inviate nel dopoguerra alla famiglia di Cesare Carmi, compagno di prigionia a Fossoli e Auschwitz, che non sopravvisse alla Shoah, pubblicate in L. Laudi, Venezia-Fossoli: direzione Auschwitz. Lettere di Cesare Carmi: 1943-1944, Padova, Il Prato, 2019, e altri documenti nel fascicolo conservato presso l’archivio dell’Iveser.
La Pietra di trova al civico n. 1063 del sestiere di Cannaregio.
Ada Melli
Ada Melli, figlia di Luciano Melli e Annina Foà è nata in Italia a Venezia il 9 settembre 1899. Fu arrestata, assieme ai fratelli Abramo, Amalia e Enrichetta tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani; venne incarcerata a Santa Maria Maggiore e poi trasferita al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota. Anche il fratello Abramo e le sorelle Amalia e Enrichetta furono deportate ad Auschwitz, dove vennero assassinate in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 996 del sestiere di Cannaregio.
Enrichetta Melli
Enrichetta Melli, figlia di Luciano Melli e Annina Foà, nacque a Venezia il 3 gennaio 1890. Fu arrestata, assieme ai fratelli Abramo, Ada e Amalia tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani; venne incarcerata a Santa Maria Maggiore e poi trasferita al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata in data ignota. Anche il fratello Abramo e le sorelle Ada e Amalia furono deportati ad Auschwitz, dove vennero assassinati in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 996 del sestiere di Cannaregio.
Ida Mieli
In costruzione
Giuseppe Modena
La Pietra d’Inciampo è posta davanti all’abitazione di Giuseppe Modena, nato a Venezia nel 1908, celibe e di professione tipografo, dove venne arrestato dall’Ufficio politico della Questura di Venezia il 29 dicembre 1943 per attività sovversiva. Rilasciato il 15 gennaio 1944, fu nuovamente fermato tre giorni dopo e rinchiuso nel carcere cittadino di Santa Maria Maggiore, per essere poi consegnato alle SS tedesche il 27 luglio, che lo trasferirono nel lager di Bolzano. Il 20 novembre 1944 fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen dove venne assassinato il 13 gennaio 1945
La Pietra si trova al civico n. 2115 del sestiere di Cannaregio.
Giuseppe Muggia
Giuseppe Muggia è nato nel 1877 a Busseto (Pr). Laureatosi nel 1901 in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna poco dopo la laurea, diviene assistente del direttore dell’ospedale psichiatrico di Ferrara, dove rimane per due anni. Nella primavera del 1903 si trasferisce al manicomio maschile di San Servolo a Venezia rimanendo fino al 1912. A Venezia si sposa con Maria Ester Anna Levi dove nascono i loro due figli, Giulio nel 1907 e Franca nel 1909.
Da San Servolo Giuseppe Muggia si trasferisce nel 1912 a Sondrio come direttore del nuovo ospedale psichiatrico, dove rimane fino al 1931, quando si trasferisce a Bergamo per dirigere l’ospedale psichiatrico. A Sondrio prende l’impegno profuso nel campo della profilassi gozzo-cretinica e, più in generale, per la prevenzione e l’igiene mentale, cioè per una più efficace assistenza psichiatrica. In quei tempi il gozzo ed il cretinismo erano molto diffusi, e non sono ancora stabilite le leggi per la prevenzione. Senza aspettare queste leggi Giuseppe Muggia iniziò la distribuzione ai bambini nelle scuole di cioccolatini iodurati, con effetto immediato. In più le condizioni sociali portano in manicomio numerosi soggetti che soffrono di pellagra, gozzo, alcoolismo, tubercolosi o sifilide.
Con le leggi razziali del 1938 Giuseppe Muggia, e il figlio Giulio anch’egli medico, perdono i loro posti di lavoro. La famiglia Muggia si trasferisce a Venezia, mentre il figlio Giulio e famiglia andarono a Torino dalla famiglia della moglie. Giuseppe Muggia, senza lavoro, dedica il suo tempo libero a aiutare la figlia Franca con le sue attività, soprattutto i campeggi, a favore della Comunità Ebraica veneziana.
Giuseppe Muggia, assieme alla moglie e alla figlia, viene arrestato a Venezia durante la prima grande retata degli ebrei nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1943, effettuata da agenti di Pubblica Sicurezza italiani; viene detenuto in carcere a Venezia fino al 31 dicembre 1943 e trasferito con la famiglia al campo di Fossoli, qui rimane fino al 22 febbraio 1944 quando, con il convoglio n° 8 di carri-merci, viene deportato ad Auschwitz dove arriva il 26 febbraio successivo e viene immediatamente gassato.
La Pietra si trova al civico n. 506 del sestiere di Cannaregio.
Gina Nacamulli
Gina Nacamulli, figlia di Vittorio Nacamulli e Costanza Misano è nata a Roma il 14 ottobre 1935. Fu arrestata, assieme al padre, madre e fratellino, il 5 maggio 1944, molto probabilmente su delazione. Venne prima incarcerata con i familiari a Santa Maria Maggiore e poi trasferita al campo di Fossoli da dove il 26 giugno, con il convoglio n. 13, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 30 giugno 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio.
Umberto Nacamulli
Umberto Nacamulli, figlio di Vittorio Nacamulli e Costanza Misano è nato a Venezia il 27 aprile 1944. Fu arrestato, assieme al padre, madre e sorella, il 5 maggio 1944, molto probabilmente su delazione. Venne prima incarcerato con i familiari a Santa Maria Maggiore e poi trasferito al campo di Fossoli da dove il 26 giugno, con il convoglio n. 13, fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinato all’arrivo il 30 giugno 1944. Umberto Nacamulli è la più giovane vittima veneziana della Shoah, avendo ancora due mesi e tre giorni di vita.
La Pietra si trova al civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio.
Achille Navarro
Achille Navarro (Venezia,19 luglio 1921), assieme alla madre e alle sorelle Lina e Amalia, riuscì a sfuggire al primo grande rastrellamento del 5/6 dicembre 1943, ma il 5 maggio 1944 tutta la famiglia venne arrestata nella propria abitazione, molto probabilmente su delazione. Dopo un periodo nel carcere di Santa Maria Maggiore, Achille Navarro, assieme ai familiari, fu trasferito al campo di Fossoli e da qui ad Auschwitz dove venne assassinato in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 1215 del sestiere di Cannaregio.
Lina Navarro
Lina Navarro (Venezia, 7 febbraio 1926), assieme alla madre e i fratelli Achille e Amalia, riuscì a sfuggire ai rastrellamenti del 5/6 dicembre 1943, ma il 5 maggio 1944 tutta la famiglia venne arrestata nella propria abitazione, molto probabilmente su delazione. Dopo un periodo di reclusione nel carcere di S. Maria Maggiore, furono tutti trasferiti al campo di Fossoli e da qui ad Auschwitz. Separata dalla madre, assieme alla sorella Amalia, successivamente venne trasferita in altri campi, da ultimo quello di Theresienstadt dove, il 7 maggio 1945, venne liberata dall’Armata Rossa. Fu tra i pochissimi cittadini ebrei veneziani che sopravvissero alla Shoah.
Adolfo Ottolenghi
La Pietra ricorda la figura di Adolfo Ottolenghi (Livorno, 30 luglio 1885), Rabbino capo della Comunità Ebraica di Venezia dal 1919 al 1944. Figura centrale e prestigiosa della Comunità veneziana, a cavallo delle due guerre fino all’occupazione nazista, fu uomo di dialogo e di cultura restando al suo posto anche dopo la prima grande retata del 5/6 dicembre 1943 per restare vicino ai fedeli superstiti. Venne arrestato con gli anziani ospiti della Casa Israelitica di riposo il 17 agosto 1944, deportato ad Auschwitz da dove non fece più ritorno.
La Pietra si trova al civico n. 2346/B del sestiere di Cannaregio.
Alla memoria di Adolfo Ottolenghi è stata dedicata una targa in Ghetto e una parte del Bosco di Mestre.
Achille Perlmutter
Achille Perlmutter, figlio di figlio di Gilmo Perlmutter e Ida Aboaf, nacque a Venezia il 29 giugno 1924. Fu arrestato, assieme alla madre e il fratello Bruno, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani; fu trasferito prima al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944 deportato ad Auschwitz dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944. Il padre Gilmo venne arrestato a Luino (Varese) e deportato ad Auschwitz, come la madre e il fratello, nessuno sopravvisse.
La Pietra si trova al civico n. 3958 del sestiere di Cannaregio.
Clementina Polacco
Clementina Giuseppina Polacco, figlia di Giuseppe Polacco e Enrichetta D’Angeli è nata a Venezia il 13 agosto 1875. Vedova di Clemente Jarach, venne arrestata tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 6005 del sestiere di Castello.
Mosè Polacco
Mosè Polacco, figlio di Giacomo Polacco e Alba Polacco, di professione commerciante è nato a Venezia il 10 maggio 1921. Venne arrestato, assieme alla sorella Regina, il 3 dicembre 1943 a Luino (Varese) molto probabilmente mentre tentava di fuggire in Svizzera. Successivamente fu incarcerato a Varese e quindi a Milano, da dove venne deportato a Auschwitz il 30 gennaio 1944, con il convoglio n. 3, lo stesso di Liliana Segre, arrivando a destinazione il 6 febbraio, qui venne assassinato il 31 marzo 1944. Altri cinque fratelli – Bice, Giuseppe, Leone, Otto, Pia – invece riuscirono a salvarsi.
La Pietra si trova civico n. 4228 del sestiere di Cannaregio.
Eloisa Ravà
Eloisa Ravà, figlia di Aristobulo Ravà e Gioconda Campanini è a Modena il 21 febbraio 1878. Coniugata con Giacomo Ottolenghi, venne arrestata tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 1150 del sestiere di Cannaregio.
Raffaella Romanelli
Le sorelle Elsa (Venezia, 12 ottobre 1899) e Raffaella Romanelli (Venezia, 6 dicembre 1897), figlie di Alessandro e Elena Cuzzi, entrambe nubili e casalinghe, vennero arrestate nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana. Recluse nel Carcere di S. Maria Maggiore furono poi trasferite nel Convitto Marco Foscarini, da dove vennero inviate prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz, entrambe non fecero ritorno.
Ricorda Gabriele Poci: “Sullo stesso pianerottolo della nostra abitazione abitavano due sorelle ebree, le Romanelli. Una notte di dicembre del 1943 sentimmo suonare e subito ci fu una grande confusione. Mio padre si alzò, aprì la porta e vide che c’erano i fascisti. Dopo averle fatte vestire, le fecero scendere con loro. Sapemmo in seguito che le avevano portate con altri ebrei veneziani al liceo Marco Foscarini e che le avrebbero tradotte – così si diceva – in Germania a lavorare. Mio padre andò presto al liceo a trovarle e sentì da loro, che nei tre giorni che erano rimaste lì, non avevano mangiato niente. Facemmo fatica a portargli del cibo perché, essendo in tempo di guerra, con le carte annonarie era tutto razionato. Riuscimmo comunque a consegnar loro delle uova sode e un po’ di patate lesse. Ricordo che, gentili com’erano, ci ringraziarono tanto e ci abbracciarono. Qualche giorno dopo mio padre seppe che dal liceo le avevano trasferite alla stazione ferroviaria S. Lucia per farle partire e volle salutarle. Con lui e mia madre andai anch’io. Gli ebrei erano in tre o quattro vagoni merci, sistemati come mucche o maiali. Riuscimmo a vedere velocemente le nostre vicine e salutarle. Dopodiché i militari tedeschi serrarono le porte dei vagoni, ci fu il fischio del capostazione e il treno partì. Quelle che sentimmo furono le loro ultime parole. Delle due donne, infatti, non sapemmo più niente.”
Le due Pietre d’Inciampo ricordano la loro abitazione, al civico n. 5401/A del sestiere di Cannaregio, dove furono catturate nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
Emma Saravalle
Emma Saravalle, figlia di Cesare Saravalle e Regina Clerle è a Venezia il 16 settembre 1865. Venne arrestata a Dolo (Ve) il 31 ottobre 1944, trasferita alla Risiera di San Sabba di Trieste il 28 novembre 1944 fu deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck dove venne assassinata in data ignota. La Pietra ricorda la sua ultima abitazione veneziana.
La Pietra si trova al civico n. 3605 del sestiere di Cannaregio.
Anna Scaramella
Emma Vitta, figlia di Giuseppe Vitta e Clementina Landau è nata a Venezia il 21 febbraio 1887. Venne arrestata, assieme ai fratelli Carlo e Marco Ettore, tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata in data ignota.
La Pietra si trova al numero civico 1033 del sestiere di San Marco.
Girolamo Segré
Girolamo Segré (Trieste, 21 luglio 1881) venne arrestato nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana assieme alla moglie Rita Calimani e la figlia Nedda. Recluso nel Carcere di S. Maria Maggiore fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e quindi, con il convoglio n. 8 del 22 febbraio 1944, deportato ad Auschwitz, dove venne assassinato all’arrivo il 26 febbraio 1944. Nessuno della famiglia sopravvisse.
Ricorda Stefania Bertelli nel profilo tratteggiato nella sua guida dedicata agli itinerari sulle Pietre d’inciampo. «Si tratta di una famiglia composta dal papà Girolamo, figlio di Leone e Rachele Campos, nato a Trieste il 21 luglio 1881, dalla mamma Rita Calimani, figlia di Giacomo ed Enrichetta Polacco, nata il 31 dicembre 1892, e dalla figlioletta Nedda, nata il 7 giugno 1933. Wally, nata il 26 agosto del 1914, era la figlia di Rita avuta da un precedente matrimonio con Mario Nacamulli. Come si può intuire dalle date di nascita, i genitori, entrambi vedovi, avevano avuto un po’ più tardi la bambina e possiamo immaginare quanto l’amassero. Pare che avesse sofferto di poliomielite ed era quindi una bimba un po’ fragile. Tutti furono arrestati nel corso della prima retata. Esisteva un altro membro della famiglia, Giuseppe (Pino), figlio del primo matrimonio di Girolamo, che si trovava in salvo, forse all’estero. Girolamo, prima del trasferimento a Fossoli, riuscì a scrivere una lettera proprio a Pino, che la lesse, presumibilmente, un paio di anni dopo. La missiva, custodita oggi nell’archivio della Comunità ebraica di Venezia, rappresenta un documento fondamentale per comprendere come si sia svolta la prima retata nella città lagunare. Ci sorprende la relativa tranquillità che caratterizzò gli arresti di queste persone, che certamente non potevano immaginare il loro tragico futuro. Girolamo, rilevò «niente facce brutte, il commissario, quattro vigili in borghese e due carabinieri»; chiese di fare il caffè e domandò se poteva portare un po’ di soldi per il viaggio. Raccontò il trasferimento in Questura, a San Lorenzo, con gli agenti che portarono le valigie. Descrisse l’ansia per la separazione dalla bambina, i momenti nel carcere di Santa Maria Maggiore, il ricongiungimento con la famiglia presso la Casa di riposo israelitica. Tuttavia, man mano che le ore passavano, si comprende che l’inquietudine s’impossessava dello scrivente. La lettera termina con l’avvicinarsi della partenza per Fossoli e il timore che forse non si sarebbero più rivisti. Presentimento che purtroppo si avverò. Tutti morirono ad Auschwitz. Anche la sorella di Girolamo, Fortunata Gemma, arrestata a Trieste, subì la stessa sorte.»
La Pietra si trova al civico n. 515 del sestiere di San Marco.
Paola Sonino
Ida Vivante (Venezia, 4 agosto 1870) venne arrestata presso la Casa di Cura Prosdocimo a Marocco Mogliano Veneto (Tv) il 7 agosto 1944 da agenti tedeschi e italiani, guidati dal delatore Mauro Grini, assieme alle sorelle Anna e Alba, dove si erano nascoste, e al fratello Costante venuto a farle visita. Fu inviata prima al campo di S. Sabba a Trieste quindi deportata ad Auschwitz, dove morì in data ignota. La pietra d’inciampo ricorda l’ultima abitazione veneziana; nessuno della famiglia sopravvisse. Il 31 gennaio 2024, davanti alla ex Casa di cura Prosdocimo a Marocco di Mogliano Veneto, sono state posate quattro Pietre dedicate ai fratelli Vivante
La Pietra si trova al civico n. 6039 del sestiere di Castello.
Alberto Leone Todesco
I coniugi Adele Dina (Venezia, 26 giugno 1890) e Marco Todesco (Venezia, 11 novembre 1891) vennero arrestati con il figlio Alberto Leone (Venezia, 22 ottobre 1930) nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana insieme a circa 150 membri della Comunità Ebraica veneziana. Reclusi nel carcere cittadino di S. Maria Maggiore, furono inviati prima al campo di transito di Fossoli e quindi deportati ad Auschwitz, da dove nessuno fece ritorno. Le tre Pietre d’inciampo ricordano la loro abitazione, al civico n. 3399/a del sestiere di Cannaregio, dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani.
Eugenio Todesco
Eugenio Todesco (Venezia, 5 giugno 1897), figlio di Emilio Todesco e Fanny Melli, coniugato con Ida Dina, venne arrestato il 30 ottobre 1943. Trasferito assieme alla famiglia nel campo di Fossoli, nel febbraio 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e, dal 28 gennaio 1945, in quello Buchenwald dove venne assassinato il 23 febbraio 1945. Nessun membro della famiglia è sopravvissuto alla Shoah.
La Pietra di trova al civico n. 1991 del sestiere di San Marco.
Mario Todesco
Mario Todesco (Venezia, 20 agosto 1926), figlio di Eugenio Todesco e Ida Dina, venne arrestato a Carpi (Mo) l’8 febbraio 1944 (nel campo di internamento di Fossoli dove presumibilmente era stato trasferito da Venezia assieme a tutta la famiglia). Il 22 febbraio 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e, dal 26 gennaio 1945, in quello Buchenwald dove venne assassinato il 5 marzo 1945. Nessun membro della famiglia è sopravvissuto alla Shoah.
La Pietra di trova al civico n. 1991 del sestiere di San Marco.
Edoardo Usigli
Edoardo Usigli (Venezia, 28 agosto 1876), figlio di Leone Usigli, venne arrestato da reparti italiani nel primo grande rastrellamento degli ebrei veneziani nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1943. Recluso nel Carcere di S. Maria Maggiore, fu inviato prima al campo di transito di Fossoli e quindi ad Auschwitz dove, il 26 febbraio 1944, fu ucciso all’arrivo. Anche la moglie, Gisella Campos, arrestata il 9 settembre 1944, venne assassinata ad Auschwitz in data ignota.
La Pietra si trova al civico n. 386 del sestiere di Cannaregio.
Emma Vitta
Emma Vitta, figlia di Giuseppe Vitta e Clementina Landau è nata a Venezia il 21 febbraio 1887. Venne arrestata, assieme ai fratelli Carlo e Marco Ettore, tra il 5 e il 6 dicembre 1943, durante la prima grande retata degli ebrei veneziani. Trasferita al campo di Fossoli, il 22 febbraio 1944, con il convoglio 08, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove venne assassinata in data ignota.
La Pietra si trova al numero civico 1033 del sestiere di San Marco.
Angiolina Vivante
Angiolina Vivante, figlia di Elio Vivante e Anna Jona, nacque a Venezia il 29 agosto 1878. Fu arrestata, assieme alla madre, tra il 5 e il 6 dicembre 1943 durante la prima grande retata degli ebrei veneziani; venne incarcerata a Santa Maria Maggiore e poi trasferita al campo di transito di Fossoli e il 22 febbraio 1944, con il convoglio n. 3, deportata ad Auschwitz dove venne assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944. Anche la madre Anna Jona fu deportata ad Auschwitz, dove fu assassinata all’arrivo il 26 febbraio 1944.
La Pietra si trova al civico n. 4441 del sestiere di Cannaregio.
Ida Vivante
Ida Vivante (Venezia, 4 agosto 1870) venne arrestata presso la Casa di Cura Prosdocimo a Marocco Mogliano Veneto (Tv) il 7 agosto 1944 da agenti tedeschi e italiani, guidati dal delatore Mauro Grini, assieme alle sorelle Anna e Alba, dove si erano nascoste, e al fratello Costante venuto a farle visita. Fu inviata prima al campo di S. Sabba a Trieste quindi deportata ad Auschwitz, dove morì in data ignota. La Pietra d’inciampo ricorda l’ultima abitazione veneziana; nessuno della famiglia sopravvisse. Il 31 gennaio 2024, davanti alla ex Casa di cura Prosdocimo a Marocco di Mogliano Veneto, sono state posate quattro Pietre dedicate ai fratelli Vivante
La Pietra si trova al civico n. 6039 del sestiere di Castello.
LA MAPPA DELLE POSE
Le pose
Le pietre posate a venezia negli anni
Clicca sulle date e scopri i nomi di ogni Pietra posata a Venezia.